Non fai in tempo a dire che per una volta il risultato conta poco, ed ecco che l’Italia di Spalletti confeziona non soltanto la migliore delle sue prestazioni in un anno, ma pure una vittoria di grande significato e prestigio. È la Francia a naufragare nella sua presunzione, oltre tutto stimolata dalla topica iniziale di Di Lorenzo che ha fatto temere un bagno memorabile. Invece l’Italia, sopravvissuta al primo quarto d’ora nel quale il fresco talento di Olise ha avuto modo di risplendere (ma la traversa di Frattesi era lì a segnalare che non ci limitavamo a subire), ha cambiato la partita con una personalità che non le si conosceva. La rovinosa uscita dall’Europeo aveva lasciato un dubbio, se quella vista in Germania fosse una fotografia fedele del nostro livello, o se non fossimo comunque migliori di quei fantasmi, pur nell’assenza di fuoriclasse: questa serata parigina è una risposta precisa in tal senso, e siccome nessuno ha voglia di rimestare il passato vale la pena di immaginare una prospettiva per questa vittoria. Per questa prestazione, soprattutto.
Spalletti ha disegnato una squadra capace di disporre del fragile centrocampo francese, aggiungendo in Pellegrini un palleggiatore lì dove Deschamps ne aveva tolto uno aggiungendo Griezmann all’attacco. Una volta capito che il possesso del pallone ci avrebbe potuto portare lontano, Calafiori si è aggiunto al reparto in un gioco di scambi con Ricci che i francesi non hanno digerito mai (mossa di una certa complessità almeno sulla carta, il che ci rassicura sulle intenzioni tattiche ancora ambiziose di Spalletti). Calafiori è l’unico giocatore uscito rinvigorito dall’Europeo, e la sua crescita non accenna a rallentare. L’opportunità di dialogare con Tonali, che con il passare dei minuti ha aumentato i colpi finendo da dominatore, è una delle pietre angolari di questa squadra in proiezione Mondiale. Per un motivo o per l’altro Calafiori, Tonali e il Dimarco dello splendido 1-1 non c’erano con la Svizzera. La loro spavalderia ha dato coraggio alla Nazionale, e così è emersa la puntualità di Ricci, la capacità di cacciare il pallone di Frattesi, l’ispirazione che sempre chiediamo a Raspadori, persino la ferocia con la quale Kean ha difeso gli ultimi palloni alla bandierina del corner. E quando i suoi componenti si incitano l’un l’altro con l’esempio, quella ha il diritto di definirsi una squadra.