DORTMUND – Ricordate la ragazza tedesca in lacrime e con il volto stretto tra le mani su cui impietose indugiarono le telecamere dopo il gol del 2-0 di Del Piero? Ormai è una donna di quasi 40 anni. Diciannove anni dopo quel 4 luglio del 2006, a Dortmund torna Germania-Italia: nel 2011 fu un’amichevole, stavolta per la prima volta si fa sul serio.
I ricordi di Buffon
Non è serio quando ci pensa Gigi Buffon: “Questo stadio mi porta fortuna, ho vinto una semifinale e parato due rigori in un partita di Champions: se rimontiamo vengo a vivere a Dortmund”. Sorride Gigi, i ricordi da queste parti sono dolci al punto da trasformare il cielo grigio della Vestfalia — zona di conglomerati urbani e in cui si concentra un terzo delle maggiori industrie del Paese — in un angolo di paradiso, nei ricordi di chi li ha vissuti. “Buffon prima di quella partita a Dortmund mi disse: le prossime vacanze le faccio in Germania, per le quattro settimane del Mondiale c’è sempre stato il sole”, ricorda Miroslav Klose, che di quella Germania era il centravanti. Oggi Miro parla italiano e i suoi gemelli, che nel 2006 avevano un anno, fanno i calciatori nella squadra B del Monaco 1860. Certo quella partita deve averlo tormentato a lungo, visto che al Bayern si trovò a dividere l’attacco con uno degli azzurri che lo eliminarono: “Con Luca Toni abbiamo parlato spesso di quel Mondiale, mi prendeva in giro. Per noi è stato un trauma che è durato un po’, ora non c’è più”. Eppure quella resta l’unica sconfitta della Germania nello stadio amuleto di Dortmund.
Klinsmann: “L’Italia era più matura”
Jürgen Klinsmann finì in maniche di camicia e sconforto quella partita, l’ultima sulla panchina della Germania. “In quella semifinale l’Italia è stata più matura. E anche più furba. Ma aveva tanta qualità, giocatori come Totti, come Del Piero…”. Poi con Del Piero si sono incontrati nella loro seconda vita a Los Angeles: “E tante volte. Andavo al suo ristorante e mi faceva sempre una battuta per prendermi in giro, sul 2006. Ci sentiamo per WhatsApp, ci siamo visti alla finale degli Europei. Noi non lo avevamo un giocatore come lui”. Davanti alla tv c’era anche un ragazzo che tre settimane dopo avrebbe compiuto 19 anni. Oggi che ne ha 37 al ct tedesco Julian Nagelsmann la ferita sembra bruciare ancora: “Ricordo la partita a Dortmund, ero molto deluso per quella sconfitta. Ma per me è più importante parlare del presente, che del passato. Creare la nostra storia”. Discorso sovrapponibile a quello di Spalletti: “Non si può rimanere legati alle date per anni e anni, c’è bisogno di qualcosa di nuovo”. Di una nuova storia da raccontare.