LONDRA – Non ci crederete, ma la maledizione del Newcastle è finita. Negli ultimi decenni, i tifosi delle gazzeladre avevano dato la colpa degli “zero tituli” a qualsiasi leggenda, dai gitani cacciati dalle aree vicino allo stadio a metà Novecento alla vendetta dei fantasmi dei morti impiccati secoli fa dove oggi sorge lo stadio di casa St James’ Park. Tanto che quando Ruud Gullit arrivò ad allenare a Newcastle chiese un consulto spirituale.
Una maledizione che durava dal 1955
Ma gli incubi in bianco e nero sono finiti. Perché a Wembley, il Newcastle di Eddie Howe ha vinto la Coppa di Lega, 56 anni dopo quella delle Fiere nel 1969 e settanta tondi dall’ultimo trofeo in patria, l’Fa Cup del 1955. È 2-1 contro il Liverpool di Arne Slot, schiacciasassi nella Premier oramai quasi vinta ma che ha steccato tutto il resto: FA cup, Champions contro il Psg e ora anche la finale di coppa di Lega contro le gazzeladre.
Salah evanescente
Una sconfitta meritatissima: il Liverpool, con il suo sterile possesso palla e un Salah sfiancato da quando è iniziato il Ramadan, è apparso pallido, svogliato e senza idee come nell’andata contro i parigini in Champions qualche settimana fa, tirando soltanto quattro volte, di cui una in porta, con Pope perfetto sul tiro di Jones. Ma ciò avviene quando il Newcastle, con un Tonali maestoso in mezzo al campo, è già sul 2-0 dopo due terzi di partita dominata in maniera crescente
La favola di Dan Burn, il gigate operaio che piace a Tuchel
Certo, dopo un primo tempo piuttosto equilibrato, il Newcastle azzecca nel recupero quell’episodio, quella “sliding door” che incanala la partita a favore delle “magpies”. Calcio d’angolo di Trippier e il 32enne Dan Burn, centrale gigante e operaio convocato per la prima volta in nazionale solo qualche giorno fa, insacca con un siluro di testa, dopo esser lasciato colpevolmente libero dai Reds. È solo l’inizio, anzi la fine, di questa favola bianconera: nella sua carriera Burn, ex lavoratore in un supermercato, ha faticato a brillare, prima di emergere solo qualche anno fa al Brighton e poi tornare a casa nel 2022, nel Newcastle per cui aveva sempre tifato da bambino ma mai giocato da adulto.
Isak completa l’opera
La favola del Newcastle diventa realtà nel secondo tempo, quando il 25enne bomber svedese Isak insacca il suo 24esimo gol stagionale (50 totali in 77 presenze con il Newcastle dal 2022) e il 2-0 che fa impazzire i tifosi arrivati dal Nord sin da sabato (prima di mancare da pochi passi il 3-0 per chiudere il conto). Due anni fa la trasferta delle gazzeladre era stata una tremenda delusione, sconfitti in finale di Carabao dal Manchester di Ten Hag. Stavolta, invece, è un trionfo, il primo anche per il tecnico Eddie Howe, un altro operaio del calcio oltremanica e unico allenatore inglese considerato decente oggi in Premier. L’anno scorso tra i papabili della panchina dei Tre Leoni prima di essere scartato per il tedesco Tuchel.
Il guizzo inutile di Federico Chiesa
Paradossalmente, il Liverpool ha un sussulto soltanto con Federico Chiesa, dopo una stagione complicatissima e un solo gol. Ma l’attaccante italiano, in questo stadio già protagonista agli Europei di 4 anni e stasera in gran vena, infila il 2-1 con uno scatto dei bei tempi, sul filo del fuorigioco. Ma è troppo tardi. È la notte delle gazzeladre e del primo trofeo della nuova dirigenza del fondo saudita Public Investment Fund, che ha immesso molti miliardi nelle case dopo solo quattro campionati vinti del club (l’ultimo nel 1927), 6 FA Cup, una Supercoppa e, ultimi, la Coppa delle Fiere del 1969 e l’Intertoto nel 2006 in 140 anni. Qui negli ultimi decenni avevano fallito tutti: il fedele bomber Shearer che in 18 anni nel Newcastle ha segnato 409 gol per non vincere niente, ma anche Ardiles, Jack Charlton, Keegan, Robson, Dalglish, Souness, Gascoigne, Asprilla e il sempre rotto Michael Owen. Tonali e questo Newcastle invece da stasera sono nella storia.