Agli occhi dei sauditi l’assist migliore di Neymar non arriva dal campo, viste le sole sette presenze con la maglia dell’Al-Hilal. Il campione brasiliano appoggia ufficialmente la candidatura di Riad per i Mondiali del 2034, il “miglior progetto che abbia mai visto” in vita sua. L’endorsement non sposta nulla per la decisione finale, anche perché l’Arabia Saudita resta l’unica candidata per ospitare la competizione. Insomma, per l’annuncio basterà aspettare il prossimo 11 dicembre, quando l’Assemblea generale straordinaria della Fifa consegnerà ufficialmente il Mondiale nelle mani dei sauditi, che secondo Neymar stanno lavorando alla “Coppa del mondo migliore della storia”.
Il Tour di Neymar
Il tour esclusivo sul progetto, al seguito del capo dell’unità di candidatura Hammad Albalawi, ha dato al fuoriclasse ex Barcellona e Psg la possibilità di immergersi nel futuro ed esplorare le cinque città ospitanti: Riad, Jeddah, Al Khobar, Abha e Neom, l’area in costruzione dentro la quale sorgerà The Line, la smart city lunga 170 chilometri e larga soltanto 200 metri. Un primo sguardo sul futuro, a partire dal Prince Mohammed bin Salman Stadium di Riad. Lo stadio intitolato al principe ereditario dell’Arabia Saudita sembra uscito direttamente dal videogioco Minecraft. Progettato come parte del quartiere dei divertimenti di Qiddiya, l’impianto avrà tribune su tre lati e un grande muro a led. Passando per l’Aramco Stadium di Al Khobar, coperto da una serie di vele per celebrare la natura dinamica del mare e la sua profonda influenza sulla comunità locale.
“Lo stadio più unico al mondo” sarà però il Neom, incorporato nella megalopoli The Line, con un campo situato a oltre 350 metri d’altezza. Durante la visita Neymar segue affascinato le spiegazioni di Hammad, lasciando trasparire una certa incredulità dagli occhi. Il fuoriclasse brasiliano sorride, fa qualche domanda, indica le foto delle vecchie partecipazioni della nazionale saudita ai Mondiali. Quasi a voler chiedere chi siano quei protagonisti, mai andati oltre gli ottavi di finale (Usa ‘94) nella storia della competizione. Almeno per ora, perché Neymar veste pure i panni del veggente: “Da qui a dieci anni, l’Arabia ha le carte in regola per rientrare tra le squadre migliori del torneo”.
La crescita del movimento
Gli investimenti vanno in quella direzione: negli ultimi tre anni il numero di centri di allenamento regionali per i giovani in tutto il paese è salito a 23 e i tecnici registrati sono passati dai 700 del 2019 agli oltre 4 mila di oggi. Basterà per fare bella figura nel 2034? Neymar non ha dubbi. Come sull’organizzazione dell’evento, pensata appositamente per favorire il riposo dei calciatori, limitando gli spostamenti. Il panegirico prosegue con l’esaltazione della cultura saudita: “Tutti dovrebbero conoscerla, da fuori abbiamo un’idea molto diversa da come è realmente. Qui vivo benissimo insieme alla mia famiglia”.
Con 100 milioni all’anno, sarebbe strano il contrario. In ogni caso, il brasiliano fa pure l’insider di calciomercato, preannunciando l’arrivo di altre stelle in Saudi Pro League. Insomma, un Neymar multiforme, meno calciatore, più ambasciatore.