Che si alzi il sipario, finalmente, anche sulla nuova edizione della Conference League. Un girone unico, zero calcoli da dover fare, gli spareggi da evitare e un obiettivo che accomuna senatori e nuovi arrivati nella Fiorentina di Raffaele Palladino: provare ad arrivare in fondo, come accaduto nelle ultime due stagioni, per alzare un trofeo che è rimasto soltanto nei pensieri dei tifosi viola. Così vicino eppure sfumato negli ultimi istanti di due finali da incubo.
In principio fu Praga lo scenario, il West Ham l’avversaria che allo scadere dei tempi regolamentari presentò il conto tutto insieme. Poi è stato il turno di Atene, del riscatto sognato per mesi e mai arrivato con quel gol di El Kaabi in pieni supplementari a gelare ogni pretesa di rivalsa. Stesso cerimoniale, stesse premiazioni che vedono arrivare al secondo posto la Fiorentina mentre le lacrime si fanno calde e l’estate tenta di alleviare l’amarezza più profonda.
È stata la notte di Atene, per certi versi, a chiamare società e dirigenza alla mezza rivoluzione messa in atto. Salutato Vincenzo Italiano, presentato Palladino, ceduto Nico Gonzalez al quale i tifosi hanno imputato di non aver marcato presenza proprio nei momenti più cruciali della stagione. Un nuovo progetto, l’asticella delle ambizioni che in maniera dichiarata prova ad alzarsi, un mercato che dalla mediana in poi si è mostrato intrigante e più qualitativo rispetto agli ultimi anni. Con alcuni dubbi in difesa, sia nel numero che nel valore complessivo degli uomini a disposizione del tecnico che a tre mesi dal suo insediamento sta ancora ricercando il giusto equilibrio senza aver donato alla sua squadra l’identità di base. Questione di tempo, ripete. «Siamo tanti giocatori nuovi, abbiamo bisogno di tempo — dice non a caso Bove in sala stampa, alla vigilia — siamo fortunati a giocare tutte queste partite perché così possiamo rodare i meccanismi provati in allenamento».
Prima vera esperienza europea per Palladino, passato dai playoff con più di un brivido contro la certo non irresistibile Akademia Puskas. È l’approccio, oltre alla qualità, a contare. E stasera contro i gallesi The New Saints (ore 21 al Franchi) la Fiorentina dovrà dimostrare di aver voltato pagina rispetto a un inizio di stagione pieno di difficoltà.
Il girone unico, con la sua classifica, non concede di riflettere sull’eventuale sfida di ritorno (che non esiste più). Ci saranno gare in casa e in trasferta ma tutte con avversarie differenti. Come i gallesi, alla ribalta negli ultimi anni. Per Palladino la gestione della difesa, in piena emergenza: assenti Quarta, Ranieri e Comuzzo che hanno rimediato la squalifica nella gara di ritorno dei playoff. A loro si aggiunge Pongracic che non ha ancora recuperato. «Ci abbiamo provato ma non è ancora pronto — ha detto il tecnico in sala stampa — Siamo in emergenza e anche se qualcuno sarà adattato, sono sicuro faranno tutti una grande partita».
Verranno aggregati sia Baroncelli che Kouadio, difensori provenienti dalla Primavera. Spazio poi all’esordio di Matias Moreno, argentino classe 2003: «Scenderà in campo, è l’unico difensore che ci è rimasto e si è allenato bene. Sarà un’occasione per lui». Palladino è tornato anche sulle parole di Kouame, che aveva rimarcato l’importanza di giocare di squadra. «Ha parlato da capitano e da leader, mi è piaciuto molto. Credo le sue parole siano state un po’ strumentalizzate. Chiedo sempre alla squadra di giocare insieme e lui ha usato quelle che sono le mie parole. Mi piace quando un giocatore si prende le sue responsabilità».
Nel 4-2-3-1 dovrebbero esserci Terracciano tra i pali, Matias Moreno con Biraghi al suo fianco in posizione centrale. Sugli esterni Kayode a destra e Parisi a sinistra. In mezzo al campo cercano una maglia sia Adli che Mandragora mentre in attacco confermato Kean con Ikonè a destra, Sottil a sinistra e Beltran in posizione di trequartista.