Oslo – Il sole di mezzanotte, anche sotto la pioggia nordica, l’hanno visto i norvegesi, più vicini al Mondiale dopo questo stordente 3-0. L’Italia no, l’Italia è rimasta al buio. Al debutto delle qualificazioni ha già capito che salvo miracoli non le basterà nemmeno l’eventuale rivincita di novembre a Roma all’ultima giornata per colmare l’attuale divario: 9 punti e 10 gol di differenza reti. I play-off di marzo sono quasi inevitabili, secondo consuetudine che è costata alla Nazionale i Mondiali di Russia e Qatar. I 26mila dell’Ullevaall, capeggiati da re Harald e dal pluridecorato sciatore Svindal, hanno chiarito già nel prologo la portata storica dell’evento sulle note dell’inno “Alt for Norge” (tutto per la Norvegia) composto per Usa ’94: volevano sospingere di nuovo in America i loro eroi del calcio.
«La cronaca della gara»
Nusa in versione Yamal
Li ha subito assecondati il più giovane della compagnia, il ventenne del Lipsia Antonio Nusa. Sulle zolle di sinistra ha danzato lieve, umiliando con movenze alla Yamal chi si opponeva ai suoi dribbling e alle sue veroniche e scompaginando la sommaria copertura della mediana a 4 Zappacosta-Barella-Rovella-Udogie. Spalletti, che contava di affiancare il rifinitore Raspadori e l’incursore Tonali a Retegui circondato da troppi avversari su cross e allunghi speranzosi, ha invece dovuto constatare la facilità con la quale il capitano dell’Arsenal Ødegaard indicava alla temuta coppia di giganti Haaland-Sørloth gli interscambi, in contrasto solo apparente con la mole. Così il trio Di Lorenzo-Coppola-Bastoni, nel quale il centrale debuttante del Verona non era certo il più arrendevole, si è immolato allo squilibrio tattico e a tanta mollezza nei contrasti.
Situazione precipitata, ma nessun rimedio trovato
Il guaio è che col precipitare della situazione nessun rimedio è stato trovato, anzi il ct ha assistito impietrito al sovvertimento della tradizione: la fantasia era tutta scandinava, l’imbarazzo tutto italiano e la classifica Fifa (la numero 38 irrideva la numero 9) tutta virtuale. I 3 gol subiti nel primo tempo, che portano a 19 l’imbarazzante conteggio delle ultime 11 partite, sono arrivati da slalom e imbucate tra paletti piantati sul prato bagnato. Il primo lo ha inventato Nusa, smarcando Sørloth per il diagonale davanti a Donnarumma (doppio peccato di Bastoni: lancio sbagliato e fuorigioco maldestro). Sul secondo il dribblator scortese ha fatto lo Svindal: discesa libera, slalom gigante e destro a piegare i guanti del portiere. Della costruzione del terzo si è incaricato Ødegaard e dell’esecuzione Haaland, che ha potuto addirittura scartare Donnarumma, passato suo malgrado in 6 giorni dal trionfo in Champions col Psg a questa disfatta con fischi di scherno.
Italia, il primo tiro in porta dopo 92’
Non è che il correttivo dell’intervallo (Frattesi per il disorientato Rovella) abbia cambiato le cose: Nyland ha continuato a riposarsi, mentre Donnarumma è stato salvato dal palo su punizione di Berg. Né gli ulteriori cambi (Lucca per Retegui e Orsolini per Zappacosta) hanno innervato l’esangue attacco. Al 47’ della ripresa è arrivato il primo tiro in porta, di Lucca: un colpo di testa, molle come questa pallidissima Nazionale.
Italia-Norvegia 3-0 (3-0)
Norvegia (4-3-3): Nyland 6 – Ryerson 6, Ajer 6.5, Heggem 6.5 (26′ st Ostigard 6), Wolfe 6.5 (30′ st Pedersen sv) – Odegaard 7.5, Berge 7, Thorsby 6.5 (1′ st Berg 6) – Sorloth 7.5 (38′ st Larsen sv), Haaland 7, Nusa 8 (30′ st Bobb sv). All. Solbakken 7.5
Italia (3-4-2-1): Donnarumma 5.5 – Di Lorenzo 4, Coppola 6, Bastoni 4 – Zappacosta 4.5 (26′ st Orsolini 6), Barella 4 (1′ st Frattesi 5), Rovella 4, Udogie 4 (38′ st Dimarco sv) – Tonali 4.5, Raspadori 5 (38′ st Ricci sv), Retegui 4.5 (26′ st Lucca 6). All Spalletti 4.
Arbitro: Sanchez (Spagna) 6.5
Reti: 14′ pt Sorloth, 34′ pt Nusa, 42′ pt Haaland
Note: amm. Thorsby e Berg. Spettatori 25796