BOLOGNA – Un’altra bussata alle telecamere, la foto di un tifoso con un costume da Orso sugli spalti del Castellani assieme a Luciano Spalletti, che si ostina a non convocarlo facendo imbufalire Bologna. Ecco, per le prossime partite dell’Italia a giugno, quando inizierà la corsa verso le qualificazioni ai Mondiali nordamericani del 2026, il desiderio di una città intera potrebbe diventare realtà. Il momento magico di Riccardo Orsolini sta convincendo Spalletti a dargli una chance, pur in un sistema di gioco che non è quello abituale per le sue caratteristiche. Certo, da qui alle prossime convocazioni mancano quasi due mesi e tanti equilibri possono cambiare in un finale di stagione tutto da scrivere, ma oggi le quotazioni di un Orso azzurro sono decisamente in rialzo.
«È cresciuto esponenzialmente grazie anche a Italiano, è maturo, ormai ha la mentalità da big, è pronto per la Nazionale», lo ha promosso in tv Alessio Tacchinardi dopo Empoli. «È forte, purtroppo trascurato dall’Italia», analizzava già qualche settimana fa Bruno Giordano. Ormai per Orsonaldo in azzurro è un plebiscito di tifosi e commentatori. Merito suo, del Bologna, di Italiano (premiato ieri come allenatore del mese di marzo per la Lega Serie A), di una stagione da record per i rossoblù (con l’Inter il giorno di Pasqua già certe 29 mila presenze) ma anche per lui, nonostante un avvio in sordina. In campionato 11 gol su 22 partite giocate (e 24 tiri in porta, percentuale realizzativa notevole), già eguagliato il suo miglior bottino personale, e chissà a che quota sarebbe se non ci fossero stati in mezzo due infortuni e quasi due mesi fuori.
“Bologna mi ha permesso di crescere e di sbagliare”
Intanto, mentre Castro ieri è tornato ad allenarsi in gruppo, Orsolini è andato in doppia cifra per il terzo anno di fila, e con 32 gol è il miglior cannoniere italiano di queste tre stagioni. «È un’arma formidabile – assicura Italiano –, a inizio stagione gli avevo chiesto di regalare anche a me i gol che aveva dato agli altri allenatori». I 2 colpi in due presenze in Coppa Italia rendono questa la sua stagione più prolifica, peccato sia mancata la stoccata in Champions. «A 28 anni mi sento maturo», ha confessato lui stesso pochi giorni fa. A gennaio ci aveva fatto un pensierino il Milan, in estate chissà se ci saranno altre tentazioni, probabile di sì (i rossoneri lo hanno ancora in testa, ad esempio), anche se lui dalla bella stagione chiede solo un’altra maglia oltre quella rossoblù «tatuata addosso», quella azzurra.
Dopo sette stagioni e mezzo a Bologna ormai può considerarsi anche lui una bandiera, fedeli ai propri club più a lungo di lui in A ci sono De Roon all’Atalanta, Pellegrini alla Roma, non molti altri. «Bologna mi ha dato in questi anni l’opportunità di crescere e sbagliare, coi tifosi rossoblù ho un rapporto speciale, sono cresciuto con loro, e tutto questo affetto mi emoziona e mi gasa – racconta sul canale YouTube della Lega Serie A-. Mi chiamano il figlio di Bologna, e mi riempie d’orgoglio. Io voglio essere così: forse un Orso, ma col sorriso». In azzurro debuttò nel 2019 segnando all’Armenia e sfornando due assist in 45’ ma dal 2023 quella maglia l’ha vista solo in un paio di fugaci occasioni in amichevole. Il 6 giugno con la Norvegia è la nuova data appuntata. Spalletti sembra essersi deciso.