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Oyarzabal, il fedelissimo di De la Fuente è il segreto del successo della Spagna

Il ct ha allenato l’eroe in tutte le categorie, dall’Under 19 all’U23. Morata: “Per vincere qui mi sono vestito da muratore. Chiellini mi aveva detto: alzala tu”

BERLINO — Quel matusa di Oyarzabal, addirittura 27 anni, è forse fuori posto? Proprio no, al contrario, è il ponte ideale tra la Spagna e la Spagna, tra De la Fuente e De la Fuente: «Ho sempre saputo di avere i migliori giocatori del mondo». Oyarzabal è stato giovane quando il ct allenava le nazionali giovanili e il falso nueve della Real Sociedad ha giocato con lui nell’under 19, nell’under 21 e nell’Olimpica.

Oyarzabal e i giovani della Spagna

Nella nazionale maggiore c’è arrivato un po’ prima del suo mentore e adesso è già un veterano, perché la Spagna è un ricambio continuo di talenti e i più esperti si dedicano ad accudire i più giovani, come è successo qui anche simbolicamente: Rodri (vecchissimo, 28 anni) è stato nominato miglior giocatore del torneo (un lasciapassare verso il Pallone d’Oro?), Yamal invece il miglior giovane anche se forse Williams, mediaticamente fregato dal fatto di essere già maggiorenne, nel complesso è stato più bravo di lui. Comunque è stato eletto mvp della finale: «Sono euforico». Da Rodri a Yamal, passando per il capocannoniere Olmo, c’è tutta la Spagna: dodici anni di differenza, ma tarati verso il basso.

Spagna, chi entra segna

Quando il ct ha sostituito Morata, l’ex juventino e futuro milanista ha preso tra le mani la testa di Oyarzabal e gli ha detto una cosa tipo “facci vincere la coppa”: sapeva che lo stato di grazia della Spagna, cominciato con il gol inaugurale alla Croazia proprio di Morata, avrebbe toccato chiunque («Infatti sono stati decisivo io ma avrebbe potuto esserlo chiunque», dirà il basco), come era giù successo con Merino (un altro della Real Sociedad) nei quarti, quasi che l’ispirazione fatata dei due maghetti alle ali, con le ali, abbia portato la Spagna su una nuvoletta inattaccabile, quella su cui capitan Morata ha ricevuto la coppa da Chiellini: «Giorgio prima della partita mi ha detto “alzala”. Volevo chiedergli quanto pesava, ma per scaramanzia non l’ho fatto. Mi sono messo i vestiti di muratore, ho lavorato tanto e per me è la cosa più bella che mi sia successa».

Yamal e Williams, la coppia d’oro

Yamal e Williams, Lamine e Nico, 39 anni in due, hanno cominciato il lavoro anche stavolta. Era una partita ingessata, paralizzata dalla tensione: a stapparla sono stati quei due incoscienti, l’assist di uno (il quarto di questa Eurocopa) e il gol dell’altro, come se fossero in cortile. Dei due ragazzetti ha colpito soprattutto la leggerezza, la totale incapacità di sentire la pressione (non sanno neanche cosa sia, ecco perché) l’allegria che portano e non perdono.

L’Inghilterra ha un grande futuro

In finale ci è arrivato chi aveva i giovani bravi. Il gol inglese l’hanno confezionato il ventunenne Bellingham e il ventiduenne Palmer, il meno peggio è stato il diciannovenne Mainoo, il più bravo nell’intero campionato l’altro ventiduenne Saka. È quasi normale che un trentunenne come Kane sia rimasto tagliato fuori da questo gioco da ragazzi, che non potevano avere nessun rispetto per la maledizione che rischia davvero di perseguitare in eterno il capitano inglese, di minargli il nocciolo dell’anima: più di 400 gol in carriera e non un titolo, neanche una coppetta da passeggio. Anche quelle sono per i ragazzi, no?

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