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Ozil nel partito di Erdogan. L’ultimo sgarbo alla Germania del campione del mondo 2014

Amico del presidente turco, l’ex centrocampista di Real Madrid e Arsenal ha deciso di schierarsi definitivamente al suo fianco entrando a far parte del comitato centrale del Partito per la giustizia e lo sviluppo

Da star del calcio tedesco a braccio destro di Erdogan, l’epilogo che Mesut Ozil forse ha cercato per anni. Il centrocampista di origini turche è stato a lungo nell’Olimpo delle squadre europee, ma nel frattempo coltivava la sua fede erdoganiana anche a costo di scontrarsi con il governo del suo Paese, la Germania. E alla fine, due giorni fa, ormai in panchina, si è unito al comitato centrale del Partito per la giustizia e lo sviluppo, quell’Akp che per la nona volta ha rieletto Erdogan come capo.

La carriera di Ozil

Trentasei anni, Ozil è stato considerato a lungo uno dei migliori centrocampisti della sua generazione. Esordì con la nazionale tedesca nel 2009, nel 2014 arrivò la vittoria ai Mondiali brasiliani, nel frattempo gli ingaggi con top club come il Real Madrid e l’Arsenal. Una carriera brillante costellata di prese di posizioni politiche che ne hanno determinato, in parte, la caduta.

La famiglia Ozil in Germania

Il padre di Ozil arrivò a Gelsenkirchen, nella Renania occidentale, negli Anni 60. Mesut aveva la cittadinanza turca ma vi rinunciò a 17 anni per quella tedesca e giocare in nazionale. Il legame con la Turchia è sempre rimasto forte, così come il suo rapporto con il presidente, che è personale, oltreché politico: nel 2019 Erdogan è stato testimone alle nozze di Ozil con l’ex miss Turchia Amine Gulse.

Il divorzio traumatico tra Ozil e la nazionale tedesca

La rottura con la nazionale tedesca, che pure gli aveva regalato importanti vittorie, arrivò con i Mondiali del 2018 quando il centrocampista accusò i media e la federazione calcistica di discriminarlo per motivi razziali. “Sono tedesco quando vinciamo, un immigrato quando perdiamo”, disse. In realtà avevano fatto discutere i suoi incontri con Erdogan e una foto scattata poco prima dell’inizio della competizione. Il capo della Federazione tedesca l’aveva accusato di farsi usare per scopi politici. Ozil denunciò razzismo nei suoi confronti e decise di non rappresentare più la Germania sui campi internazionali, cinque anni prima del suo addio definitivo al calcio.

Ozil e l’ostilità della Cina

Non è stato l’unico inciampo. Nel 2019 il turco-tedesco denunciò la persecuzione dei musulmani uiguri da parte della Cina. Sapeva che avrebbe potuto costargli la carriera, amici e consiglieri l’avevano messo in guardia: perderai il mercato cinese, i tuoi milioni di follower su Weibo, non giocherai mai in Cina. Pochi giorni dopo i due partner di trasmissione della Premier League in Cina, CCTV e PP Sports, si rifiutarono di trasmettere una partita dell’Arsenal: era iniziato il boicottaggio di Ozil.

Ozil e le idee pro Erdogan

L’anno dopo una nuova polemica contribuì a oscurare l’ormai ex stella del calcio tedesco, quando Ozil si schierò a favore dell’Azerbaigian, alleato della Turchia, nel conflitto contro l’Armenia per la regione contesa del Nagorno-Karabakh. Il calciatore l’assegnò improvvidamente a Baku, ignorando le decisioni della comunità internazionale: è “legalmente e internazionalmente riconosciuto come parte dell’Azerbaigian, ma attualmente è occupato illegalmente”. Più di recente, è stato Israele a denunciare le posizioni di Ozil quando ha pubblicato una mappa della Palestina storica con la parola Israele barrata e al suo posto la scritta Palestina.

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