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Pallone d’Oro, da Rodri a Vinicius: la lotta per l’eredità di Messi e Ronaldo

Dalla lista dei 30 candidati escono i dominatori del secolo. Ancelotti e Gasperini in corsa fra i tecnici. Yamal corre anche fra gli under 21

Sembra già quasi di un’altra epoca persino Mbappé, che pure ha soltanto 25 anni e quindi non è neanche a metà strada delle sue mille rincorse. Una l’ha completata al primo colpo (campione del mondo a 19 anni), le altre sono le chimere che a Parigi sapeva che non avrebbe raggiunto mai, vale a dire la Champions e il Pallone d’oro. La prima non dipende solo da lui (arriverà, a Madrid basta pazientare), il secondo in buona parte invece sì, anche se trasferendosi al Bernabeu s’è messo in casa la concorrenza più subdola. I migliori piazzamenti (4° nel 2018 e 3° nel 2023) li ha ha ottenuti quando c’erano ancora Ronaldo e Messi (e Modric) a fargli da tappo, ma passati loro, fuori dal listone per la prima volta dal 2003, c’è già una nuova generazione a incalzare.

Vinicius-Mbappé, un duello interno

È stato l’anno di Yamal, perché non potrebbe esserlo di nuovo, anzi ancora di più? E Vinicius, che rischia con Mbappé una clamorosa competizione interna anche tecnica, anche tattica? E Bellingham, che ha da poco compiuto 21 anni ed è già il giocatore più completo, più totale che ci sia? Haaland ne ha due in meno di Mbappé, viene dalla sua stagione meno sfolgorante (esattamente come Kylian, che non ha iniziato benissimo neanche questa) ma ha cominciato quella nuova con due triplette in tre partite: il bisonte norvegese deve approfittare di annate come questa, senza rilevanti competizioni per nazionali, se vuole esserne il protagonista indiscutibile: non ci sono Europei e l’unico Mondiale sarà quello per club (dove Yamal non ci sarà), cosicché l’ultimo ballo di Guardiola al City potrebbe essere ritmato dalle reti a percussione del più incredibile bomber dei tempi moderni (e forse non soltanto di quelli), uno che ha già segnato quasi trecento gol e ne fa uno a partita più o meno da quando gioca sul serio.

Italiani, presenza marginale

La parentesi di calcio internazionale che ci separa dal momento in cui i campionati entreranno nel vivo (col mercato ancora aperto, le prime giornate sono state un guazzabuglio indecifrabile) e dall’attesissimo inizio della nuova Champions si è aperta, in attesa che irrompa la Nations League, con la pubblicazione dei 30 candidati al prossimo Pallone d’oro, che verrà consegnato il 28 ottobre. Gli italiani ci sono soltanto marginalmente: Gasperini e Ancelotti sono tra i sei allenatori candidati (favoriti Xabi Alonso e De la Fuente, che hanno fatto degli exploit, mentre i trionfi di Carletto sono routine), Donnarumma tra i dieci portieri (può vincere Mamardashvili), la romanista Giugliano fra le trenta donne (è la prima volta per un’azzurra). Non c’è invece purtroppo nessuno dei nostri (e nemmeno del nostro campionato) tra i dieci migliori under 21, tra cui non potrà che spopolare il minorenne Yamal, il quale potrebbe ancora realizzare una clamorosa doppietta visto che è in corsa pure per il Balon d’or, per il quale non c’è un candidato che si stagli nettamente: Rodri è stato eccezionale sia con il City sia con la Spagna ma non ruba l’occhio come chi segna e dribbla, Bellingham e Vinicius hanno vissuto una stagione trionfale con il Real però hanno deluso, in modi e per motivi diversi, all’Europeo e nella Copa America.

Il favorito resta Rodri

Il favorito resta dunque Rodri. il giocatore di fosforo che potrebbe vincere e lasciare il campo al duello generazionale tra Mbappé e chi lo incalza. Di italiani, tra i trenta teorici migliori del mondo, non ce sono. La Serie A propone invece Lautaro, Çalhanoglu, Lookman e, se vogliamo, i neo-romanisti Hummels e Dovbyk.

Tanti candidati (Kane, Carvajal, Rüdiger, Xhaka, gli stessi Çalhanoglu e Hummels) sono già nella parte finale della loro carriera. Kroos ha addirittura smesso. Sembra quindi un anno di transizione, il primo senza Messi né Ronaldo in lista e con Rodri pronto a raccoglierne il testimone per consegnarlo al futuro. Che comincerà da Mbappé, da quelli venuti subito dopo di lui o dal ragazzino di Barcellona ancora senza patente?

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