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Panama, risultato storico in Copa America. E il merito è anche di un imprenditore di Montopoli in Val d’Arno

L’incredibile storia di Giancarlo Gronchi, pioniere del calcio a Panama (ma toscanissimo)

Quando Cesar Yanis ha messo dentro il gol del definitivo tre a uno di Panama contro la Bolivia, è esplosa la festa. La nazione del centro America è per la prima volta ai quarti di finale della Copa America. Ha eliminato nientemeno che i padroni di casa degli Stati Uniti, dati come possibili favoriti alla vigilia oltre ai soliti Brasile e Argentina. Suona strano ma la vittoria di Panama e il passaggio del turno affondano le radici in un passato che riguarda la Toscana, in particolar modo il Comprensorio del Cuoio, in provincia di Pisa. La strada che ha portato a un risultato così importante e storico è partita da Montopoli in Val d’Arno.

In quella zona uno dei cognomi più diffusi è Gronchi. Dalla vicina Pontedera un Gronchi è diventato persino presidente della Repubblica, per dire. A Montopoli viveva Giancarlo Gronchi, di professione conciatore e esperto di pelli, ma che a Panama viene considerato uno dei pionieri del calcio. Se oggi Panama scrive il proprio nome in mezzo a quelli di Uruguay, Brasile, Argentina, se elimina potenze come gli Stati Uniti, in una piccola ma importantissima parte è merito anche del signor Gronchi.

Tra gli anni Sessanta e i Settanta Giancarlo Gronchi è partito per il centro America per lavoro. Doveva essere un’esperienza di insegnamento dell’arte della concia delle pelli, è diventata un percorso di vita, tanto che ancora oggi parte della famiglia vive là anche se Giancarlo non c’è più. E insomma, Gronchi arriva a Panama per insegnare a lavorare il pellame, finisce per diventare una specie di Vittorio Pozzo del centro America. Pazzo per il calcio, tifoso sfegatato della Juventus, il montopolese negli anni Ottanta crea una squadra dalle maglie bianche e nere nella capitale, Ciudad de Panamá. La chiama Tauro, perché Gronchi alla Tauro ci ha lavorato, era il nome di una conceria.

A Panama, però, manca una struttura calcistica. Il toscano si mette d’impegno e crea un’associazione per promuovere il calcio panamese. Nel giro di pochi anni l’Anaprof, questo il nome del sodalizio, diventa una sorta di Serie A di Panama. Il Tauro ‘gronchiano’ fa come la Juventus e diventa la squadra più titolata, vince campionati su campionati e partecipa addirittura alla Champions del centro e nord America. I bianconeri montopol-panamesi, proprio come la Vecchia Signora, generano talenti che vengono usati anche dalla Nazionale.

Il calcio a Panama acquisisce sempre più importanza e, dopo la trovata di Gronchi, molti seguono il suo esempio e danno lustro al campionato locale investendoci e creando talenti. Dall’idea di un imprenditore del pellame nasce un movimento calcistico lungimirante. Nel 2018, quando il signor Gronchi ormai non c’è più, il ‘suo’ Panama arriva ai Mondiali di Russia, risultato incredibile, scene da raccontare ai nipoti.

Da quando Gronchi è arrivato a Panama ne è passata di acqua sotto i ponti, ma ancora oggi i panamensi riconoscono in lui una delle menti dietro allo sviluppo del calcio a Ciudad de Panamá e dintorni. Il Tauro anche nella fase del Campeonato de Apertura 2024 è diventato campione, crea ancora giovani che girano il mondo giocando a calcio e finiscono anche in Nazionale. La speranza è che Panama possa tornare ai mondiali con l’allargamento delle partecipanti nel 2026. E se Ivano Fossati cantava “Oh mamacita Panama dov’è?” adesso la risposta è semplice: a giocarsi la Copa America coi grandi.

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