Il nostro piccolo grande Bielsa ce l’abbiamo anche noi in Italia, solo che lo sanno in pochi. Un integerrimo idealista, un guru senza la posa di chi ci fa, un modello di riferimento per molti allenatori che l’hanno studiato – Spalletti e Sarri, per dire i primi, ma anche Semplici e Baroni, che sono stati suoi giocatori – un “loco” come sanno esserlo certo toscani, un mago della porta accanto, un condottiero di settant’anni che ogni giorno si carica sulle spalle la sacca dei palloni e i piccoli grandi sogni di club che punteggiano la periferia del pallone, nobili decadute, borghi dimenticati che con lui diventano identificabili nella cartina geografica del calcio italiano.
Indiani, nato a Certaldo come Spalletti
E’ originario di Certaldo – sì, come il C.T. della nazionale Luciano Spalletti – ha appena conquistato – (ri)portando il Livorno in Serie C – la sua 11ª promozione in carriera. Si chiama Paolo Indiani, il nostro Bielsa. Diploma di ragioniere ripiegato e silenziato sotto ad un mucchio di altre carte inutili, Indiani quando aveva da poco superati i venticinque anni già faceva il suo mestiere, quello dell’allenatore. Da allora l’uomo combatte la sua personale battaglia nella provincia italiana.
Una promozione ogni quattro anni
Come molti della sua generazione – nella seconda metà degli anni 80 – Indiani rimase incantato dal Nuovo Verbo che Arrigo Sacchi portava in dote. Ha allenato quasi sempre in Toscana, anche se una volta si è spinto fino a Crotone, ben conscio però che la sua Itaca fosse altrove. Undici promozioni significano praticamente un trionfo ogni quattro anni. Non esiste al mondo un suo collega con questa media.
Lo specialista dei salti dalla D alla C
Quasi tutte le volte, a Indiani è riuscito il salto dalla Serie D alla C. Ha così spalancato orizzonti, regalando il lusso del professionismo a chi per natura è dilettante. Qualche anno fa Alessandro Gaucci lo chiamò sulla panchina del Perugia. Sliding-doors, il Grifo stava allora in Serie B. Ma la società fallì, a Indiani rimase il rimpianto per quello che poteva essere e non è stato.
Nel riannodare il filo delle sue promozioni, si naviga fidandosi di almanacchi casalinghi, redatti in tinello, vecchi tabellini ritagliati da ligi cronisti locali, racconti di chi c’era e ricorda ancora facce, partite, campi spelacchiati, frammenti di sogni condivisi in piccoli impianti dove gli spalti si chiamano ancora spalti (e buongiorno se lo dicono tutti quando si mettono a sedere prima della partita). Dunque, proviamoci.
Con la Sangimignanese la prima promozione
Nel 1983 Indiani porta la Sangimignanese in Seconda Categoria: è la prima promozione della sua carriera. E’ il 1990 quando sale con il Certaldo dalla Promozione all’Interregionale. E qualche anno dopo – 1993 – osa superare le colonne d’Ercole e porta la squadra del suo paese dall’Interregionale al Campionato Nazionale Dilettanti. Gli anni passano, mai invano. Nel 1999 spinge la Rondinella Impruneta dalla Serie D alla C2, nel 2001 è alla guida del Poggibonsi che conquista la C2. La storia si ammanta di epica sulla panchina della Massese, che in due anni – 2002-2004 – passa dalla Serie D alla C1 con una doppia promozione che ancora, nel ricordo, provoca singulti di commozione.
Da Pontedere a San Donato Tavarnelle
Festa grande a Pontedera quando – è il 2013 – si scrive la storia con la promozione in C1. Il colpo da maestro gli riesce nel 2022, quando porta il San Donato Tavarnelle in Serie C per la prima e unica (forse pure ultima) volta nella storia. E’ il 2023, tocca all’Arezzo: il salto è dalla D alla C. Siamo ad oggi, con il Livorno che torna tra i professionisti grazie ad un allenatore che – anche quando allena nei dilettanti – lo fa da professionista. Paolo Indiani, chissà se Bielsa ne ha mai sentito parlare.