Non c’è pace per Gigione. Più che una storia – la sua – assume le parvenze di una continua scoria. Perché anche quando la parola “papera” non viene seguita dal suo nome, il giovane vecchio Gigio Donnarumma finisce sul banco degli imputati e in pasto al branco diviso dello schieramento che di qua lo considera uno dei migliori portieri del mondo e di là un discreto portiere con troppe macchie di sugo sulla camicia.
L’esclusione contro il Bayern
Per la sfida di Champions contro il Bayern Monaco (persa) Luis Enrique l’ha mandato in panchina, salvo poi – a fronte della decisiva incertezza del suo sostituto, il russo Matvej Safonov – ammettere che la colpa (della scelta sbagliata) è stata sua. Donnarumma gioca a Parigi dal 2021, questa è la quarta stagione che lo vede difendere la porta del Psg. Se sommiamo anche i sei anni passati al Milan – venne fatto debuttare in Serie A nel 2015 da Sinisa Mihajlovic quando aveva appena 16 anni e 8 mesi – la lunghezza e la solidità del percorso – dieci campionati tra Italia e Francia – fanno di Donnarumma il portiere della sua generazione più esperto (ha giocato tra club e nazionale 473 partite ufficiali), ma anche il più vincente (3 titoli e 3 coppe col Psg, la Supercoppa col Milan, l’Europeo con l’Italia) e il calciatore italiano più pagato al mondo, considerato lo stipendio di 10 milioni all’anno più bonus. Un big, che però spesso non viene considerato tale.
Le critiche e le papere
Se le ragioni del tifo seguono strade che solo il livore conosce – i tifosi del Milan di questi tempi un anno fa a San Siro durante Milan-Psg gli tirarono addosso banconote con la sua effigie in segno di spregio e in memoria dello strappo mai ricucito del 2021 – quelle della critica ondeggiano come certe parabole che partono dal calcio d’angolo e lo vedono (spesso) incerto sul da farsi, un passo avanti e uno indietro, esco non esco, vado o non vado, mia, tua, gol. Donnarumma è il portiere-paratutto che ha vissuto il suo mese di gloria nell’estate inglese del 2021 marchiando a ferro e fuoco con le sue acrobazie la vittoria azzurra all’Europeo; ma è anche l’estremo difensore che – soprattutto in Champions dove ogni errore è fatale – sbaglia la lettura dei cross (a Londra contro l’Arsenal a inizio ottobre), reagisce ad un tiro come chi esce dal letargo (a inizio novembre, contro l’Atletico Madrid, con tuffo accennato sul tiro di Correa tanto che l’Equipe titolò “La main invisibile”), esce con modalità avventate e indecise (lo scorso aprile nella sciagurata notte contro il Barcellona) e si consegna alla gogna ghignante dei meme come quando – un capolavoro – incespicò sul pallone alla pari di un qualsiasi Paperino: marzo 2022, papera colossale su pressing di Benzema, Real avanti, Psg eliminato.
I numeri stagionali di Donnarumma
Nel suo iniziale percorso parigino era zavorrato dall’ombra del collega Keylor Navas, se n’è infine liberato, poi ha silenziato le velleità (poche) degli innocui Letellier e Sergio Rico, ma oggi non può essere – eppure è così – il semi-sconosciuto Safonov a insidiarne la credibilità – perché – parole di Luis Enrique nel giustificare la scelta di Champions: “Il Bayern fa pressing alto e avevo bisogno di un portiere che sapesse giocare con i piedi”. Bocciato, dunque. Qualche numero, allora. Quest’anno su un totale di 17 partite – 12 di Ligue 1 e 5 di Champions – Donnarumma è finito in panchina 3 volte (1 in Champions, 2 in Ligue 1), ha saltato 3 gare perché non convocato (malanni fisici) e nelle restanti 11 partite ha mantenuto la porta inviolata solo in 2 occasioni: entrambe in campionato, 6-0 al Montpellier, 3-0 in casa del Marsiglia. I gol subiti sono 13. Più di uno a partita. Se poi consideriamo anche le gare stagionali con l’Italia (4 giocate, 4 gol presi, 1 volta imbattuto) va da sé che quando Donnarumma è in porta è sempre gol. Per gli altri.