Parma – Il tempo si attorciglia attorno al Napoli come un serpente, e alla fine quasi lo strozza e se lo mangia, però nella coda non c’è il veleno: c’è un globale nulla di fatto che può voler dire scudetto. Il tempo a lungo trascorso invano a Parma, mentre invece a San Siro scappa in mille direzioni diverse, cambiando più volte la classifica senza che il Napoli c’entri nulla. Da Milano arrivano notizie, dolori, illusioni e smentite dalla siderale distanza di chilometri 126 tra la via Emilia e il West, e il pubblico napoletano in trasferta ne prende atto, prima cantando e poi tacendo e infine ballando di gioia. I 100 minuti di gioco di Milano, i 102 di Parma: forze opposte che si elidono nel quasi tricolore di Conte.
«La cronaca della gara»
Uno 0-0 trasformato in trionfo da Var e radioline
È stata la notte che ha unito passato e futuro, da un lato le partite tutte insieme e la radiolina, dall’altro il Var che ha dato il rigore alla Lazio e lo ha tolto al Napoli. Mentre al Tardini rivedevano il rigore su Neres, a San Siro invece segnava in fuorigioco netto Arnautovic, tutto ben oltre il recupero. Da non capirci niente, o forse troppo. Nessuno è più abituato a un simile accumulo di realtà anche contraddittoria, altro che campionato spezzatino: per una volta, semmai, un’abbuffata incredibile, un pranzo di matrimonio che dura due giorni interi, poi un sorbetto al limone e si ricomincia.
Le vite parallele al Tardini e a San Siro
Nell’epoca della comunicazione continua e globale e dei flussi digitali inarrestabili, la gente cerca notizie come pesce rosso l’ossigeno nella boccia, salendo in superficie e boccheggiando. Per fortuna c’è campo, ma poco Napoli sul campo. Quando l’Inter passa in vantaggio la prima volta, il Napoli ha già chiuso il primo tempo e il pubblico sta seduto, in posizione di quiete. Si sbocconcellano panini unti e indigesti, mentre dall’etere plana la ferale notizia come una foglia morta dall’albero: Inter uno Lazio zero, dunque Inter più uno. Le vite parallele bisogna pure viverle, non solo attenderle: ma il Napoli si fa lungamente cascare addosso la partita, è sempre a Milano che succedono cose. Per esempio il pareggio della Lazio (ovazione al Tardini!), stavolta c’è campo eccome, “Dai ragazzi/noi ci crediamooo” canta la gradinata azzurra, s’alza un fil di fumo. Ma le cose restano altrove, e altrove torna in vantaggio l’Inter con la classifica che bascula come una porta scassata. Un punto in fondo è una virgola, un nonnulla.
Un metro allo scudetto
E allora, la croce sulla maglia del Parma diventa una croce sullo scudetto del Napoli? Conte ci metterà una croce sopra? Ma no: l’incrocio magico e tremulo della via Emilia porta ancora un gol laziale direttamente nell’aria, il vecchio Pedro rischia di diventare l’eroe eponimo del Napoli per interposta persona, un eroe con la delega come il vicino di casa nella riunione di condominio. L’altalena cigola, la classifica dondola, la partita a Parma s’infiamma di mischie e spintoni, proteste e calci, rincorse campi. Il caos primordiale diventa assoluto quando, tra il Meazza e il Tardini, s’ingarbugliano Var, gol annullati e rigori assegnati e poi cancellati, in modo che tutto cambi perché nulla cambi: nel bestiario del campionato, il serpente che stava mangiandosi il Napoli diventa un Gattopardo. Punti in classifica e punti di vista non si spostano di un millimetro, in attesa dell’ultimo metro della corsa. Visti i precedenti, forse ci sarà da tremare ancora.
E’ Pedro l’uomo in più
Le due partite intrecciate sono state una cosa sola, un nodo prima strettissimo e poi sciolto di colpo, e senza colpo ferire. Il Napoli è risalito dal pozzo dov’era cascato per forza d’inerzia o per poca forza residua: a Parma, quasi il terzo tempo del pareggio contro il Genoa, un rallentare da moviola, da Dorando Pietri che barcolla ma non molla. Forse, però, ha mollato l’Inter che è stato il demiurgo di una notte doppia, dove al quasi niente di Parma si è opposto e sovrapposto il tutto, o quasi tutto, di San Siro. A Napoli, fino a ieri il Pedro più famoso era don Pedro de Toledo, il viceré del ’500 a cui è intitolata la via più famosa del centro. Da ieri, una statua dovranno farla a don Pedro de Santa Cruz de Tenerife, che con la Lazio ha segnato i due gol che possono dare lo scudetto al Napoli, quelli che il Napoli non è riuscito a segnare. Olè.
Parma-Napoli 0-0
Parma (3-5-2): Suzuki 7 – Balogh 6.5, Leoni 7 (18′ st Hainaut 6), Circati 6 – Delprato 6.5, Sohm 7, Keita 6.5, Hernani 6 (32′ st Bernabè sv), Valeri 6.5 (40′ st Lovik sv) – Bonny 6 (40′ st Ondrejka sv), Pellegrino 5.5 (40′ st Djuric sv). All. Chivu 7.
Napoli (4-4-2): Meret 7 – Di Lorenzo 6, Rrahmani 6.5, Olivera 6, Spinazzola 5.5 (41′ st Mazzocchi sv) – Politano 6 (35′ st Ngonge sv), Gilmour 5 (24′ st Billing 5.5), Anguissa 7, McTominay 6.5 – Lukaku 5.5 (35′ st Simeone sv), Raspadori 6 (24′ st Neres 6). All. Conte 6.
Arbitro: Doveri 4.5
Note: espulsi Conte e Chivu (45′ st), amm. Vogliacco, Delprato, Di Lorenzo e Anguissa. Spettatori 20388