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Philipp Lahm, l’intervista: “La Germania ripartirà dai suoi giovani. Mi ispiro a Beckenbauer”

L’ex capitano della Nazionale tedesca, oggi a capo del comitato organizzatore di Euro 2024: “Niente stadi arcobaleno? Abbiamo evitato espressioni politiche. Qualcuno avrebbe potuto strumentalizzarle per creare tensioni”

“Beckenbauer dopo Italia 90 diceva: “La Germania d’ora in poi sarà imbattibile”. Non è andata esattamente così”. Sorride mentre lo racconta Philipp Lahm, capitano della Mannschaft che vinse i Mondiali del 2014 in Brasile. Oggi Lahm è a capo dell’organizzazione di Uefa Euro 2024 e l’eliminazione rappresenta una grande delusione, per il Paese. La seconda dopo i Mondiali del 2006: “Sì, perché quando la Germania gioca un grande torneo ha sempre l’ambizione di vincerlo”.

Lahm, da dove ripartirà la Germania?

“Ogni generazione da noi produce giovani straordinari perché il sistema è molto strutturato. Wirtz e Musiala sono il presente della nazionale, ma anche il futuro. Giocare tornei come questo Europeo li ha formati, li aiuterà nella crescita in vista dei prossimi traguardi a cominciare dal Mondiale. Wirtz ha appena vinto la Bundesliga, Musiala ha vinto un anno fa e segnando il gol decisivo”.

L’Europeo sta promuovendo le nazionali multietniche: la Spagna, l’Inghilterra, la Francia, l’Olanda.

“Nel 2010 avevamo moltissimi ragazzi che avevano alle spalle un background di immigrazione e su quella base è nata la squadra campione del mondo del 2014. I giovani hanno tutti gli stessi obiettivi: giocare, divertirsi, e questo fa sì che l’integrazione diventi attraverso lo sport un fatto naturale. In Germania è così che si è formato un movimento multiculturale. In Italia è diverso”.

Ecco, l’Italia: che impressione le ha fatto in questo Europeo?

“Ho visto la partita contro la Croazia. A me piace vedere l’organizzazione difensiva dell’Italia, è un esempio. Ha un’idea molto chiara su cosa fare. Quello che manca è l’iniziativa individuale nella fase offensiva, gli uno contro uno in attacco. Nel 2006 avevate Buffon, Cannavaro, Gattuso, Totti. E altri in panchina”.

Come ha ricostruito la Germania il talento che alla fine degli Anni Novanta non sembrava più in grado di produrre?

“Sono stati creati una serie di centri di formazione giovanile che prima non c’erano: oggi sono 54 nel Paese. Io nell’Under 16 mi allenavo 6 giorni a settimana. Non so in quanti Paesi i ragazzi si allenino così tanto”.

Prima ci parlava di Beckenbauer. Dopo la sua scomparsa, in tanti l’hanno incoronata suo erede. Sente questa responsabilità?

“Non avverto pressione. Tutti e due abbiamo vinto la Champions e i Mondiali. Per me Franz è soprattutto un’ispirazione. Ma io non allenerò la nazionale: non è mai stata un’opzione per me”.

Parliamo dell’organizzazione: che bilancio ne fate finora?

“La sfida più grande è la sicurezza. E su questo credo sia stato fatto un grande lavoro. Le marce dei tifosi verso lo stadio che abbiamo visto qui non si erano mai viste prima. I tifosi si incontrano nelle piazze, festeggiano insieme: abbiamo lavorato tantissimo perché fosse possibile”.

Tanti però si sono lamentati dei treni, molto spesso in ritardo.

“La maggior parte dei treni che ho preso io erano puntuali, o con solo pochi minuti in ritardo. Noi tedeschi siamo abituati a ritardi contenuti”.

Nel 2021 la Uefa si è rifiutata di illuminare l’Allianz Arena con i colori dell’arcobaleno a causa della motivazione politica della richiesta del consiglio comunale di Monaco. Cosa avete fatto quest’anno per i diritti delle minoranze?

“In ogni stadio ci sono stand per denunciare discriminazioni, per noi è un argomento molto importante. Dobbiamo sviluppare iniziative come questa, difendere i nostri valori. E il 17 giugno per il Christopher Street Day, il Pride di Monaco, abbiamo colorato l’Allianz Arena con l’arcobaleno”.

Perché non in una partita?

“Per le partite non è stato possibile: in generale si è cercato di evitare ogni manifestazione politica. Qualcuno avrebbe potuto strumentalizzarla per creare tensioni”.

C’è una cosa che le dispiace, in questo Europeo?

“Ho visto partite bellissime e grandi campioni, le big sono arrivate fino in fondo ma ci sono state anche squadre rivelazione. L’unica cosa che mi è dispiaciuta è che i tifosi scozzesi siano tornati a casa troppo presto”.

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