TORINO – Il ritorno di Michel Platini a Torino è una tradizione della primavera sabauda. Ogni anno la sua presenza è un classico della “Vialli Mauro golf Cup”, evento benefico creato dalla fondazione benefica nata per volontà dei due ex calciatori che coinvolge il passato e il presente del mondo del pallone. Un momento per condividere il suo punto di vista sulla Juventus, sul calcio mondiale ma anche sulla recente conferma sull’assoluzione dalle accuse di frode, cattiva gestione, falsificazione di documenti e appropriazione indebita.
Michel Platini, è la prima volta davanti ai microfoni dopo l’assoluzione.“Non è finita, dobbiamo aspettare le motivazioni che arriveranno a metà giugno, poi potrebbe esserci un appello. Una faccenda che non doveva neanche iniziare per me, e che invece è durata dieci anni. Non è stata una cosa simpatica”.
Parliamo della Juventus, del possibile ritorno di Conte in panchina. Cosa ne pensa?
“Penso che Antonio sia una figura molto importante della Juve, ma non voglio immischiarmi. Credo che Tudor sia stato un buon allenatore, ma che sia importante avere dei buoni giocatori perché la Juve possa vincere. Sono i giocatori a determinare le sorti di una squadra. Se torna Conte, penso che sia bravo, ha vinto con il Napoli”.
Si dice che a Elkann non dispiacerebbe riportarla alla Juventus. È vero?
“È per questo che sono qui (ride). No, nessuno mi ha mai chiamato”.
Se la chiamassero?
“Cosa posso pensare se non ci sono contatti? Faccio una bella vita, sto bene, sto benissimo, se nessuno mi chiama continuo così”.
Sabato si gioca la finale tra Inter e Psg. Una favorita?
“Non posso parlare dell’Inter: l’ho vista giocare l’ultima volta nel 2010. Invece il Psg lo conosco di più, Luis Enrique la fa giocare molto bene, è un piacere vederli. Dopo di che, una finale si gioca, si vince, si perde. Ma il Psg ha giocato molto bene. Poi se mi chiedete per chi faccio il tifo, sono francese, quindi…”.
Ha seguito la Juve quest’anno?
“Guardo i risultati, la classifica, le partite del campionato italiano non si vedono in Francia. Sono molto felice che la Juve sia arrivato quarta, quando non si può vincere, non bisogna perdere”.
Cosa pensa del Mondiale per club?
“Esisteva già da 50 anni, poi l’ho cambiato io perché si affrontavano solo i campioni del Sud America e d’Europa e non era giusto. Penso che la Fifa voglia un torneo con più soldi, ha diritto di farlo, ma da calciatore è complicato giocare dopo un anno difficile. I club sono contenti perché guadagnano di più, ma sportivamente non ha nessun interesse. Fifa e Uefa vogliono generare introiti: è legittimo, ma è complicato, non è facile. Inoltre tante società hanno debiti e vogliono guadagnare di più”.
Giovedì sarà il quarantesimo anniversario della tragedia dell’Heysel.“Per me è complicato parlarne, sono brutti ricordi. L’ho vissuto malissimo, mi sono fermato quasi un anno dopo, è stato un brutto momento. Tanti sono venuti a vedermi e tanti non sono tornati a casa. Ne parlo pochissimo perché mi fa male”.
C’è un giocatore che la emoziona?
“Guardiamo sempre gli attaccanti, quelli che hanno il pallone. Ma ci sono anche i portieri, difensori, centrocampisti, attaccanti, dobbiamo guardare tutto. Oggi parliamo soprattutto di attaccanti come Mbappé, Yamal, Haaland, che è un altro tipo di giocatore, Lewandowski. Ma io vivevo un mondo in cui c’erano giornalisti come Brera che dicevano che lo 0-0 è il risultato migliore. Oggi vedo il 4-3 di Inter-Barcellona e mi viene difficile paragonare le due generazioni: ci sono tanti buoni giocatori ma è difficile dire chi sia il migliore, sono imparagonabili, lo stesso avviene per la musica”.
Cosa significano per lei i valori della Juventus?
“Non lo so, sinceramente. Ho vissuto un periodo d’oro e chi incarnava la Juventus era l’avvocato Agnelli che non c’è più. La Juve per me era un personaggio come lui, fantastico, di classe”.
Un anno fa aveva detto che non conosceva molto Yildiz. Un anno dopo, merita la maglia numero dieci?
“Non lo conosco di più. Ho detto che non vedo le partite, non posso sapere come gioca, in tutta onestà. Il calcio non è più nel mio calendario, se non mi aveste detto che sabato c’era la finale non l’avrei saputo”.
Proverà ad avere altri ruoli nelle istituzioni del calcio?
“Non penso”.
Come sta il calcio francese?
“Come quello italiano, al massimo perché sono rappresentate in finale di Champions. Anche in Francia si parla più del calcio spagnolo e dell’inglese, ma sono gli italiani e i francesi in finale”.
Continuano le polemiche arbitrali. Cosa pensa del Var?
“Le polemiche non cambiano mai in Italia. C’erano prima e ci sono adesso. Il Var le ha spostate, lo limiterei alle linee: fuorigioco, dentro l’area di rigore, goal line technology. Poi lasciare interpretazione all’arbitro. Io ero contro, ma non si tornerà più indietro: meglio modellarlo”.
Tra poco compirà 70 anni…“Lo so, e mi sono accorto che il Papa è più giovane di me”.
…le piacerebbe come regalo la chiamata dalla Juve?
“L’Avvocato mi aveva chiesto 40 anni fa se volessi rimanere a lavorare con lui. Gli dissi che volevo tornare a casa. Non ho avuto tempo per pensarci, perché poi sono diventato allenatore della Francia. Ma sono onorato che dopo 40 anni si pensi ancora a me”.
Pelé, Maradona, Messi sono considerati i migliori di tutti i tempi. E lei?
“Me ne frego totalmente. Per la mia mamma, mio papà e i miei nonni ero il migliore. Sono giudizi che non mi interessano. Per alcuni sono stato bravo, altri preferiscono Messi, Maradona. I giovani di oggi hanno dimenticato Pelé, Di Stefano, calciatori che hanno scritto la storia del calcio. Non si possono paragonare le generazioni, quindi non mi interessano”.
Cosa serve alla Juve?
“Ci sono dei cicli, non si può vincere sempre. Sono i giocatori che sono molto importanti, il campionato esprime il valore di una squadra. Una partita tutti la possono vincere, il campionato è diverso”.
Si può ancora prendere qualcuno per un tozzo di pane?
“Si, si può, ma poi devi mettere un po’ di caviale sopra”.
Funziona ancora il Fair play finanziario?
“L’ho fatto io, ma non so se funziona. Esiste? Bisogna vedere se lo mettono in pratica”.
Cosa pensa di Mbappé?
“Un ragazzo fenomenale, il miglior cannoniere in Europa. Poi entrano in gioco diversi fattori: giochi in una squadra come il Real che invecchia, Carlo magari aveva finito il suo ciclo. Mbappé è un attaccante che segna: non chiedergli di giocare alla Modric, alla Platini, come Messi. O fai una squadra che giochi per lui o una per giocare bene”.
Ancelotti alla guida del Brasile. Cosa ne pensa?
“È bellissimo! Loro hanno inventato il calcio e si affidano a un allenatore italiano, sono felicissimo”.
Se potesse cambiare un risultato?
“Direi Juventus-Amburgo. È stata colpa nostra se non abbiamo vinto. Francia-Germania? No, lì non è stata colpa nostra ma dell’arbitro. Se avesse cacciato Schumacher, saremmo andati in finale contro di voi. E lì poi (fa il gesto delle botte). Per noi naturalmente”. E ride.