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Pogba: “È finita, non so più chi sono. Mi hanno tolto tutto”. Ma è una vecchia intervista

Dichiarazioni choc del francese, squalificato 4 anni per doping, riprese da alcuni media. La smentita del giocatore

TORINO — “Paul Pogba non esiste più”. Parole estrapolate da una vecchia intervista, rilasciata ad Al-Jazeera dal Polpo nel 2022, nel periodo in cui stava tornado alla Juventus. Un esempio di come Pogba sia sempre un argomento sensibile, che genera reazioni e seguito: lo stralcio dell’intervista, ripresa dal profilo social hietip.sports, è stata rilanciata prima dal The Guardian Nigeria quindi a cascata dalle agenzie di stampa e dai media europei, racconta un calciatore che si definisce “morto, finito”. Un taglio ad hoc in cui manca la parte precedente, quella in cui il francese racconta la crudeltà del calcio, spiegando che “se non rendi, ti danno per finito, posso essere un campione oggi ma dopo sono finito, sono morto”. Anche se oggi il suo stato d’animo, in attesa dell’esito del ricorso al Tas per la squalifica per doping, non è certo gioioso, Pogba non ha smesso di lottare.

Pogba, ascesa e crollo del campione francese

Non parole intrise di amarezza e disperazione, ma una lunga chiacchierata con l’emittente qatariota in cui il francese racconta se stesso e il suo futuro dopo la fine della carriera, la crudeltà del mondo del calcio, deferente quando sei al top ma spietato quando sbagli. Lo sa bene il francese, che dopo una carriera da protagonista assoluto, arrivando in cima nel 2018 con la vittoria del Mondiale in Russia da trascinatore, ha vissuto il declino. Sembrava non potesse esserci fine all’ascesa del Polpo, amato dai tifosi della Francia, della Juventus e del Manchester United. Gli infortuni, scelte decisamente poco condivisibili e la squalifica per doping hanno affossato uno dei campioni più seguiti del pallone.

La fine della carriera

Caduto per un controllo antidoping dopo Udinese-Juventus, prima partita dello scorso campionato, Pogba ha provato fino all’ultimo a lottare contro la squalifica, senza patteggiare ma scontrandosi con la Procura prima e con il Tribunale Antidoping poi. La sospensione di quattro per la presenza di metaboliti del testosterone nel campione analizzato gli ha di fatto affossato la carriera, sgretolatasi mese dopo mese da vicende che con il calcio hanno poco a che fare. L’estorsione ai suoi danni perpetrata dal fratello Mathias e dai suoi “amici”, i rapporti oscuri con personaggi legati al mondo della magia: in ultimo la positività al doping, secondo le ricostruzioni legata a una prescrizione effettuata dalla dottoressa Carrie Carda, vicina al “guru del benessere Gary Brecka. Sullo sfondo la Juventus, che sta attendendo il 30 giugno per far concludere il secondo anno di contratto per rescindere senza perdere i vantaggi del Decreto crescita dopo avergli ridotto lo stipendio al minimo sindacale.

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