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Portanova e Liguori: perché i giocatori condannati per violenza sessuale possono scendere in campo

Le norme sportive si attengono a quanto dice il decreto del 2021

Se non ora, probabilmente mai. Ci sono le norme, ci sono le regole, poco si può fare, ma può mai essere peggio una scommessa di una violenza? Qualcuno si sorprende, molti si indignano, quasi tutti fanno polemica. Ma ci sono leggi, il calcio ha le mani legate e il giocatore i piedi liberi.

Portanova e Liguori in campo, Fagioli sospeso per scommesse

Molti si chiedono: perché scendono in campo Portanova, Liguori, giocatori condannati in primo grado per violenza sessuale? Perché se un calciatore scommette viene sospeso e invece può scendere in campo dopo una sentenza che lo ha riconosciuto colpevole di uno stupro?

Il codice di giustizia sportiva

Il codice di giustizia sportiva è stato (solo) recentemente integrato con un articolo, il 28 bis, introdotto ad agosto di quest’anno su sollecitazione del legislatore proprio per contrastare reati odiosi come le molestie e la violenza sessuale. Recita così: “I tesserati condannati con sentenza definitiva per i delitti contro la personalità individuale, di cui agli articoli (…lungo elenco, tra questi il 609-bis del codice penale, la violenza sessuale) sono puniti con l’inibizione o la squalifica non inferiore a tre anni”. Nell’articolo in questione si parla esplicitamente di sentenza “definitiva”.

Il decreto legge del 2021

Poteva il calcio dotarsi di un codice etico? Sospendere un giocatore prima della “sentenza definitiva”, come succede, per esempio, in caso di illecito sportivo, combine, scommesse? No. Perché quella è l’indicazione del legislatore che l’ordinamento sportivo ha seguito in modo pedissequo: con il decreto legge 39 del 2021 erano state invitate tutte le federazioni a darsi “linee guida e un codice di condotta per la prevenzione delle molestie, della violenza di genere”, specificando che “le federazioni devono prevedere sanzioni disciplinari a carico dei tesserati condannati in via definitiva”. Con i tempi della giustizia italiana, facile che la sospensione arrivi a carriera finita.

Giudice sportivo e magistratura ordinaria

Ma il giudice sportivo ha vincolo di referibilità: può giudicare solo illeciti e violazioni nell’ambito del contesto lavorativo del calciatore. All’esterno di quelle maglie la competenza è di un altro magistrato: non può sostituirsi al giudice penale, deve attendere il terzo grado di giudizio.

Anche se l’autonomia resta un principio cardine, le federazioni e la giustizia sportive non possono uscire dal margine della referibilità, si possono occupare solo delle questioni di loro competenza.

Neanche le società possono agire

Neanche le società possono agire: se decidessero di sospendere un giocatore condannato in primo grado lo farebbero contra legem. Potrebbe essere una scelta etica, morale, ma non giuridica e si esporrebbero a cause di risarcimento. Il City milionario lo ha fatto con Mendy, il giocatore è stato poi assolto e ora porta il club in tribunale e chiede oltre 14 milioni, i due anni di stipendi non pagati durante la sospensione. Il Padova, invece, difende Liguori e lo fa giocare “fino a sentenza definitiva”. La legge gli dà ragione: e infatti non ora, forse mai.

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