LONDRA – Dopo quattro anni di indagini e quasi due anni di schermaglie legali, è iniziato oggi il processo al Manchester City, accusato di ben 115 violazioni delle regole finanziarie stabilite dalla Premier League e dalla Uefa. La lega calcio inglese accusa il plurititolato club di Manchester di avere falsamente rappresentato i propri bilanci, compresi diritti televisivi, incassi allo stadio, sponsor e costi operativi, nel periodo tra il 2009 e il 2018, ovvero dopo l’acquisizione della società da parte dell’Abu Dhabi United Group, braccio finanziario del ricchissimo emirato arabo del Golfo Persico. Da allora il City ha vinto otto titoli di Premier, numerose coppe d’Inghilterra e la Champions League.
Il club: “Accuse interamente false”
Il club afferma che le accuse sono “interamente false”, frutto di “intercettazioni illecite e fuori contesto” originariamente pubblicate dal settimanale tedesco Der Spiegel. “Oggi comincia il processo e speriamo che finisca presto”, commenta Pep Guardiola, l’allenatore dei Citizens. “Attendo con fiducia il verdetto. Circoleranno altre voci, ma ognuno è innocente fino a quando non viene riconosciuto colpevole. Staremo a vedere”.
I tempi del processo
A dispetto dell’augurio del Pep, la sentenza non arriverà in fretta. Le udienze, che si svolgono a porte chiuse presso l’International Dispute Resolution Centre di Londra, dovrebbero durare dieci settimane, probabilmente sino a fine novembre. Una volta che il processo è concluso, il verdetto non sarà pronunciato immediatamente: una data esatta non è nota ma si dice che dovrebbe arrivare “nei primi mesi del 2025”. A quel punto entrambe le parti, ossia il City che si difende e la Premier League che lo accusa, potrebbero presentare appello, chiedendo un nuovo giudizio indipendente. In caso venisse definitivamente riconosciuto colpevole, il City rischia di perdere alcuni dei titoli e dei trofei vinti nell’ultimo decennio, una potenziale retrocessione in Championship, la serie B inglese, o una pesante penalizzazione di punti in classifica.
Le 115 accuse
I 115 capi di accusa includono: 54 casi di informazioni finanziarie imprecise o fuorvianti; 14 dettagli imprecisi o fasulli su pagamenti a giocatori e allenatore; 5 violazioni delle norme sul fair play finanziario stabilite dalla Uefa; 7 violazioni delle norme finanziarie della Premier League; 35 rifiuti di cooperare con le indagini condotte dalla lega calcio inglese.
Le spese legali
Definito dalla stampa di Londra come “il processo del secolo”, perlomeno in ambito calcistico, il procedimento ha costi elevati per entrambe le parti, che potrebbero aumentare ulteriormente se i giudici condannano il colpevole a pagare anche le spese legali della controparte e del tribunale, come talvolta è avvenuto in passato. La stagione scorsa, per esempio, la Premier League ha preteso che l’Everton pagasse 5 milioni di sterline delle spese legali del processo concluso con una condanna a 6 punti di penalizzazione in classifica (anche se poi il club ha finito per ottenere di pagare soltanto 1 milione e 700 mila). Le spese pagate dalla Premier vengono invece suddivise tra le sue venti squadre.
Due principi del foro
Poi ci sono le spese per gli avvocati: la squadra legale che difende il Manchester City è capeggiata da lord Pannick, un King Conseul, il grado più alto degli avvocati nel Regno Unito (lo stesso del primo ministro Starmer, che ha esercitato la professione forense prima di entrare in politica). Nel 2020 l’avvocato Pannick aiutò il City a rovesciare una condanna a un bando di due anni nelle coppe europee. Tra i suoi clienti c’è stato anche l’ex-premier conservatore Boris Johnson. Ha una parcella di 5 mila sterline (quasi 6 mila euro) all’ora. La Premier League non ha reso noto chi sia il suo avvocato, ma secondo indiscrezioni si tratterebbe di Adam Lewis, pure lui un King Conseul, con una parcella analoga. La “partita” legale fra queste due star dei tribunali è cominciata. Passeranno mesi prima di sapere chi l’ha vinta.