Colpo di scena al processo in corso in Argentina per la morte di Diego Armando Maradona. Il tribunale di San Isidro ha ordinato l’arresto per falsa testimonianza di Julio Coria, una delle guardie del corpo dell’ex Pibe de Oro, morto il 25 novembre del 2020.
La testimonianza di Coria
Maradona è deceduto in seguito ad un arresto cardiaco mentre si trovava in una residenza privata a Tigre, vicino a San Isidro, dove si stava riprendendo da un intervento di neurochirurgia per un ematoma alla testa. Il pubblico ministero Patricio Ferrari ha interrotto più volte la testimonianza della guardia del corpo e ne ha chiesto l’allontanamento dall’aula, sottolineando “contraddizioni e omissioni” nelle sue dichiarazioni, che hanno portato alla richiesta di detenzione per falsa testimonianza, reato che prevede una pena fino a 10 anni.
La richiesta di arresto immediato
“Lei sta chiaramente mentendo” ha detto il pm incalzando Coria durante la deposizione in cui la guardia del corpo dichiarava di non avere alcun tipo di relazione con il neurochirurgo Leopolodo Luque, principale imputato con l’accusa di omicidio. Affermazioni smentite da numerose chat tra i due esibite prontamente dal pm che ne ha chiesto l’arresto immediato per falsa testimonianza ottenendo l’assenso dei tre giudici che conducono il processo (Maximiliano Savarino, Verónica Di Tommaso e Julieta Makintach).
Gli imputati per la morte di Maradona
Il processo vede imputati per omicidio semplice con dolo eventuale, oltre a Luque, anche gli altri sei membri dello staff medico incaricati di seguire la degenza di Maradona. Dalla relazione dei pm e dalle testimonianze rese nelle prime udienze è emerso un quadro di negligenza da parte delle persone incaricate di vegliare sulle condizioni di salute del campione argentino.