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“Qui certe cose non si possono fare”. Il preavviso di Conte rimette in gioco uno scudetto possibile

Il tecnico lo recapita nel venerdì nero di De Laurentiis, giorno della verità sul Centro sportivo

Una frase ripetuta due volte. “In 8 mesi ho capito che qui certe cose non si possono fare”. Antonio Conte la lascia cadere simulando un sospiro. L’aveva studiata e la consegna nel venerdì nero di Aurelio De Laurentiis, giorno di verità sul Centro sportivo. Sapere che c’è un altro Comune a trattare col Napoli, Qualiano, conferma che non sarà Castel Volturno con i suoi 12 campi di calcio l’Eldorado del calcio. Sarà più vicino alla realtà il prossimo annuncio. Non fosse altro: i Comuni della provincia soono 92, quelli della regione 550. Restano pochi da esplorare, meno i sindaci da avvicinare, i progetti da mostrare.

Nel venerdì nero del presidente, Antonio Conte non dà l’addio al Napoli. Quelle 13 parole messe i fila sono solo un preavviso che non chiude il rapporto di lavoro ma apre 37 giorni di veleni e caos, da oggi alla fine del campionato. Napoli -Cagliari, 25 maggio. Può comunque sembrare più fondata per i tifosi la speranza del quarto scudetto. Un professionista accorto come Antonio Conte non si sarebbe attribuito la responsabilità di uno scudetto mancato. Il rischio è questo: allo scoperto la schermaglia di gennaio con l’arrivo mancato del sostituto di Kvaraskhelia, ieri citato da Conte. Nome che però porta ad un giudizio indefinito su quelle 13 parole. Triple nell’ambiguità. Delle tre, una. Ha ragione perché gli fu tolto l’attaccante più tecnico, sarebbe ancora oggi con 5 gol il terzo cannoniere del Napoli, ma un ragazzo smarrito nella sua fatica di vivere e giocare. Dopo uno scudetto in parte suo, i pregi dell’età, e valori da fantasista era depresso da un ingaggio che rifiuterebbe anche una buona comparsa della Filmauro. Ha meno ragione perché non c’era sul mercato un ricambio, né poteva esserlo Garnacho disperso nell’anonimato della Premier. Ha infine torto perché la sua era legittima reazione a gennaio, oggi è tardiva, inutile, pericolosa per le tensioni che crea.

Ci si chiede: perché l’ha fatto, se Conte è il più lucido cronista di se stesso? Non l’ha detto, si può liberamente riflettere. Qualche giorno fa un quotidiano sportivo ha dedicato la prima pagina alla conferma di Conte, “Antonio vota Napoli”, la sintesi. Si può pensare che Conte si sia sentito fuori dal mercato, dove gli piace occupare il centro. Vero questo o no, ora l’Italia del calcio sa “che a Napoli certe cose non si possono fare”, dopo la fuga di Spalletti per amore di Napoli mancava che si alzasse sulla città e sul club un fastidioso pulviscolo, un velo opaco, un dubbio inquietante sull’operatività di una metropoli e della sua società di calcio. “Qui a Napoli certe cose non si possono fare”. Criticare De Laurentiis è facile come pregare. Fischi, insulti, striscioni se li cerca con una avidità da autolesionista. È pur sempre il presidente dai bilanci senza debiti né americani al 12 per 100, dal libro paga che soddisfa uno degli allenatori più cari d’Europa ed uno staff che può riempire un vagone del Frecciarossa. Neanche una parola sul flop in Coppa Italia. Antonio Conte è il migliore allenatore d’Italia, come dimostra la sua cavalcata fino al titolo d’inverno. Il crollo atletico dopo un’ora ed i cambi tardivi sono imperfezioni di un genio della panchina. Comprensibili. Da sperare che dopo 91 giorni di mancate vittorie esterne Monza restituisca a Napoli quel bolide che un ottimo Conte ha saputo guidare fino a 6 curve dalla fine.

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