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Red Bull, pallone e lattine: viaggio nel pianeta Salisburgo

La multinazionale sta estendendosi da tempo in tutto il mondo e ora avrà Klopp supervisore. In Austria, con il suo stadio avveniristico, c’è la casa madre

SALISBURGO — La chiamano “redbullizzazione” del calcio, ed è quel fenomeno che sta portando la Red Bull ad essere sempre più presente sui campi verdi, in Europa e non solo: da mesi si parla anche di un possibile acquisto del Torino Calcio da parte del colosso delle bibite austriaco. Un pallone come il bolide di Verstappen per una multinazionale da 6 miliardi di lattine all’anno, quasi una per ogni terrestre. L’ultimo colpo, nel football, è l’ingaggio di Jurgen Klopp come supervisore della rete internazionale allestita a partire dal 2005 a Salisburgo, la casa madre, per poi allargarsi al Lipsia in Germania, fino a New York e al Brasile, con il Bragantino. Le squadre della scuderia vengono viste e utilizzate come filiali commerciali, unite da logo, colori sociali, quote societarie e filosofia: un impatto non di rado vissuto come eccessivo da tifosi e appassionati.

A Salisburgo è nato il fenomeno Haaland

A Salisburgo è nato il fenomeno Haaland, ed è stato solo l’inizio. La bibita che non fa dormire sta tenendo svegli in tanti, e si presume che nei prossimi anni verrà versata in molti stadi. Ecco, lo stadio è sempre il luogo giusto per capire la mentalità e l’approccio di un mondo, non solo sportivo. Per questo ci siamo fatti quattro passi nella Red Bull Arena, in attesa del “discorso della corona” di Klopp. E ne abbiamo ricavato impressioni interessanti.

Uno stadio da trentamila per dominare il campionato austriaco

L’impianto alle porte della città, con vista sul casinò e sulla cerchia dei monti, è una struttura moderna e multifunzionale, come il calcio di oggi pretende. Non è troppo grande: 30 mila posti, molti più di quanti ne servono nel torneo dominato dal Salisburgo, più dodici punti sulla seconda, anche se l’anno scorso il titolo è sfuggito (il Salisburgo sta disputando la Champions senza entusiasmare, è una formazione molto giovane, secondo la filosofia di Red Bull). In questi giorni, un sistema di lampade a pelo d’erba sta facendo crescere il nuovo manto in condizioni di freddo molto intenso e secco. Il celebre logo dei due tori che si incornano, realizzato con i seggiolini colorati, viene smontato per le gare internazionali (si deve rispettare il regolamento sulle proprietà dei club, sugli sponsor e sulle massime quote permesse) e poi ricomposto come un puzzle per il campionato.

Calcio, pubblicità e intrattenimento

Nella città di Mozart, lo stadio ha box in tribuna a disposizione di aziende e sponsor alla cifra d’affitto di 200 mila euro a stagione, esclusa la Champions: queste sale a ridosso del campo possono essere utilizzate ogni giorno della settimana, per l’intera durata della locazione, come sale di rappresentanza o riunione, oltre che ovviamente come luogo privilegiato per vedere le partite. L’idea è che il calcio sia ormai un fenomeno pubblicitario e di intrattenimento, prima che una faccenda sportiva. Ma lo sport non scivola per questo in secondo piano: nella porta d’accesso al prato, i giocatori possono leggere i nomi di tutti i calciatori del Salisburgo passati dall’Academy alla prima squadra, e sono molti perché lo scouting è lo strumento principale per la formazione di talenti che saranno poi venduti a club più grandi, almeno come prestigio, non come possibilità finanziarie.

Il blu ansia per gli avversari

Molto interessante la tappa negli spogliatoi. Quello del Salisburgo, tutto rosso, ha scritte motivazionali dentro gli armadietti dei calciatori, di fronte al grande tavolo tappezzato di fotografie di tifosi: un bel modo per sentirli presenti, sempre. Di solito è il contrario, e sono i fans a farsi circondare dalle immagini dei loro eroi. Il corridoio che separa lo stanzone della squadra di casa da quello riservato agli avversari è tappezzato con le maglie dei club che hanno giocato qui (molte sono autografate, come quella prestigiosa del Real Madrid, ma ci sono anche quelle di Milan, Roma e Lazio): la luce che illumina l’ambiente è blu, una scelta non casuale, dal momento che studi psicologici dimostrerebbero come il blu produca ansia. Insomma, una specie di strategia cromatica per mettere in difficoltà l’avversario (va detto che contro il Real non ha funzionato…).

La panchina ‘nemica’ senza riscaldamento

Restando ai trucchetti, va segnalato che la panchina della squadra “nemica” non è riscaldata, a differenza di quella del Salisburgo. Può far sorridere, ma tutto fa brodo quando si tratta di competere. Anche le urla dello speaker, registrate e trasmesse nel tunnel d’accesso al prato, dovrebbero servire a caricare i ragazzi del Salisburgo: al resto, da oggi in avanti, dovrà pensare Jurgen Klopp, per la prima volta alle prese con un ruolo da dirigente. Appare già gasato e sveglissimo, come pretende la bevanda che paga tutto e che l’ha portato qui.

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