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Retegui & Kean, 35 gol tra rap e scaramanzia. Spalletti ora ha l’imbarazzo della scelta

I due azzurri sono in testa alla classifica dei cannonieri

Kean fa doppietta con l’Inter? Retegui risponde col poker al Verona. A meno di un mese e mezzo dai quarti di finale della Nations League contro la Germania, il ct lancia un’occhiata alla classifica cannonieri e si rallegra dei due centravanti della Nazionale: guida Retegui con 20 gol, segue Kean con 15. Il 3-5-1-1 sembra escludere l’utilizzo delle due punte d’area nella formazione iniziale. Ma Spalletti non chiude all’idea e Retegui e Kean avvertono il gusto della rivalità. Dal debutto nel 2023 l’oriundo argentino, reclutato ad hoc nel piccolo Tigre da Roberto Mancini, ha sommato 18 presenze e 6 reti, mentre il ragazzo di Vercelli, lanciato a sua volta sul finire del 2018 dall’ex ct ma poi tagliato per abulia prima di Euro 2021, si è incagliato in una maturazione extracalcistica complessa, attestata dal curriculum azzurro (19 presenze e 5 gol).

Retegui capocannoniere

Il venticinquenne Mateo Retegui non è certo un bluff: capocannoniere con 20 gol in 22 presenze, in questa sua seconda stagione italiana dopo il promettente debutto col Genoa ne ha segnati anche 3 con l’Atalanta in Champions e 2 in Nazionale. I 25 bersagli li ha raggiunti in molti modi — di testa, di sinistro, di destro e su rigore — e dal dischetto avrebbe potuto aggiungerne alla lista un paio, senza gli errori con l’Arsenal e col Torino. Per Gasperini «ha margini di miglioramento nella partecipazione al gioco e nell’anticipo sui cross». Il diretto interessato l’ha preso alla lettera e dall’Arsenal di Arteta sono arrivati segnali di forte interesse. Mentre l’oriundo furoreggia all’Atalanta e si italianizza sempre più — ha certificata ascendenza siciliana per parte di madre e ligure per parte di padre — affiora un aneddoto scaramantico sul bendaggio alla mano sinistra, figlio di un infortunio da tempo superato: un amico gli segnalò che, da quando lo aveva tolto, non segnava più come prima: “Per te quella benda è come gli spinaci di Popeye”.

Kean e l’effetto viola

Analogo effetto sembra avere per Moise Kean a Firenze la musica (ha un figlio di nome Marley, come Bob). A dicembre ha inciso a Prato Chosen: e prescelto dal destino si sente davvero: “Mi sono ripreso quello che avevo perso”. Debuttò non ancora diciassettenne in A nella Juventus e ha giocato e segnato nel Psg in Champions con Mbappé. L’approdo alla Fiorentina, voluto da Palladino, è il riscatto dall’ultima stagione alla Juve, senza gol e col mancato trasferimento all’Atletico Madrid. “Picco di velocità 36 km orari, ottima potenza muscolare e capacità di muoversi nel breve, rapido”: così recitavano le relazioni. Da qui la predisposizione a puntare l’area pure dall’esterno, ora che è diventato centravanti puro. Un viaggio estivo in Costa d’Avorio, per la prima volta nel Paese di mamma e papà, lo ha folgorato: “Voglio aiutare i bambini che non hanno avuto la mia stessa fortuna”. Anche su di lui (clausola rescissoria 52 milioni) vigila la Premier League. Per ora se lo godono Fiorentina (a gennaio sono arrivati i suoi amici Zaniolo e Fagioli) e Nazionale. Se la Coppa Italia non ha aiutato Spalletti (in Milan-Roma all’inizio c’era solo un italiano, Pisilli), il ct si può davvero consolare con Retegui e Kean.

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