ROMA – Chissà se nella decisione di Claudio Ranieri di rinunciare alla Nazionale abbia pesato anche lo sconfortante spettacolo offerto dagli azzurri contro la Moldova. In realtà, molto più del campo, è stato determinante il ruolo che ha nella Roma. Per questo di fronte alle polemiche per il doppio incarico ha detto no: “Non me la sento”. Così ha scritto sir Claudio al presidente della Federcalcio Gabriele Gravina in un messaggio notturno, chiudendo definitivamente la porta alla Nazionale italiana. Per poi sparire, anche quando la Federazione ha provato a mettersi in contatto.
Ranieri e la Figc, i primi contatti
Eppure tra domenica e lunedì Claudio Ranieri sembrava essersi convinto. Aveva dato la propria disponibilità a guidare gli azzurri alla ricerca del Mondiale in America del 2026. C’era però in ballo il ruolo con la Roma o, meglio, con Dan Friedkin, il proprietario del club. Friedkin aveva dato il suo avallo alla Figc per contattare Ranieri già domenica pomeriggio, a patto però che non dovesse rinunciare al suo incarico da advisor.
Il memorandum per il doppio ruolo
Quando però è emerso il rischio di incompatibilità sono iniziati i problemi. L’ufficio legale della Federcalcio ha studiato la norma, l’articolo 40 del regolamento del Settore tecnico, e ha preparato un parere legale con i termini che rendevano accettabile il doppio ruolo. Ranieri a quel punto ha chiesto alla Figc di approfondire il perimetro delle competenze che avrebbe potuto mantenere nella Roma – seppur indirettamente – e Gravina ha inviato un memorandum con tutte le prescrizioni.
I divieti del doppio ruolo: così è nato il no
Un esempio di queste prescrizioni? Ranieri non avrebbe potuto rappresentare la Roma, partecipare a eventi con la divisa del club o comparire come dirigente al fianco dei tesserati della società giallorossa. Insomma, si trattava di fatto di rinunciare. E dopo un colloquio con Dan Friedkin, il messaggio a Gravina. E il silenzioso addio al sogno azzurro.