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Roberto Baggio e la rapina subìta un anno fa: “I ladri hanno messo la pistola in bocca a mio figlio”

Parlando con Gianluca Gazzoli nel suo podcast, il Divin Codino ripercorre momenti della sua carriera e della sua vita privata: “Devo molto alla Fiorentina. L’Avvocato mi chiamava alle 5.30 di mattina. E che bello l’incontro con Sinner”

Intervenuto a BSMT, il podcast di Gianluca Gazzoli, Roberto Baggio ha parlato di calcio e vita privata, con momenti estremamente toccanti. E un’ammissione: “Non mi alleno da tanti anni perché fare attività fisica significa imbattermi in non so quanti problemi fisici. Evito. Però, avendo la casa immersa nella natura e che si trova in collina, mi ritrovo ogni dieci giorni a tagliare l’erba e gli alberi: è questa la mia attività fisica. È un lavoro che mi ripaga”. Il calcio è dunque alle sue spalle: “Ormai non posso più giocare, per tutti gli interventi che ho avuto. Il campo è meraviglioso, la cosa più complicata è l’abituarsi a non avere più la fortuna di camminarci sopra. Faccio fatica a riguardarmi in campo. Ho nostalgia e sto male. Penso succeda a tutti gli atleti. Non ho rimpianti, a parte il rigore di Pasadena nella finale contro il Brasile, perché in carriera ho fatto di tutto e di più. Quando ho smesso, è stata una liberazione. Il lunedì e il martedì dovevo restare a riposo perché dopo la partita mi si gonfiavano le ginocchia. Andavo avanti soltanto per la passione, ho lasciato quando ancora ero a un certo livello”.

La rapina in casa

La vita di Baggio è stata sconvolta un anno fa da una rapina nella sua villa di Altavilla Vicentina. “Le persone che mi hanno rapinato in casa sapevano chi fossi. Purtroppo, è un episodio che segna la vita perché è una violenza che fanno a te, a tua moglie e ai tuoi figli con una cattiveria che non riesci a spiegarti. Hanno messo la pistola in bocca a mio figlio e l’hanno puntata alla testa per farsi dire dove si trovasse la cassaforte, che non abbiamo. Ci hanno minacciato dicendo che se l’avessero trovata, ci avrebbero ammazzati. Sono stati in casa nostra per tre quarti d’ora, ci hanno sequestrato da tutto, eravamo per terra e non era così facile. Il problema è il dopo, la rabbia che rimane dentro. Capisco la gente che vuole farsi giustizia da sola. Non ho avuto paura perché non li ho sentiti arrivare, sono andato faccia a faccia con uno di loro, il mio istinto è stato tirare un pugno in faccia e un calcio ma erano in sei. Lascio immaginare come sia andata… Non so se i ladri siano stati beccati perché non le autorità ci raccontano niente come è giusto che sia”.

La finale di Pasadena

La finale contro il Brasile de 1994 e il rigore sbagliato restano ben presenti nella memoria del Divin Codino. “Da quando ho memoria, ho sempre sognato di giocare la finale mondiale contro il Brasile, non contro un’altra Nazionale. Quello era il mio obbiettivo, quella è stata la forza per riuscire nei miei obbiettivi. Avrei preferito perdere 3-0 a Pasadena. Nel momento del rigore sbagliato, se avessi avuto un badile, mi sarei sotterrato. C’erano tantissime pressioni, quando quella palla è andata alta, si è spento tutto. Non sai quante volte mi capita di sognarmi quella partita. A un passo dal traguardo il sogno da bambino è andato in frantumi». Quindi la confessione del Divin Codino: “Siamo stati eliminati ai mondiali del 1990 contro l’Argentina ai rigori, nel 1994 contro il Brasile ai rigori e nel 1998 contro la Francia ai rigori. Per questa ragione, ancora oggi quando una partita finisce con i tiri dal dischetto mi alzo e me ne vado perché non immagino cosa subirà il poverino che sbaglierà quello decisivo”. Quella finale fu riscattata dall’Italia solo 12 anni dopo: “Ho pensato: ‘Che fortuna, almeno una volta è andata bene’”.

“Grato alla Fiorentina”

“Sono molto grato alla Fiorentina, che mi ha aspettato 2 anni. Io ritiravo la busta-paga ma non avevo il coraggio di incassarla in banca. Mi vergognavo. Dopo sei mesi, mi ha chiamato il segretario e mi ha chiesto dove avessi messo gli assegni. Erano in casa e sono stato costretto a incassarli». In virtù dell’affetto ricevuto dai Viola, Baggio confessa che: «Io non volevo andarmene da Firenze in quel momento perché mi sentivo in debito”. E dopo il trasferimento alla Juventus, il caso della sciarpa della Fiorentina raccolta durante il match con i viola. “Prima della partita ci eravamo messi d’accordo con l’allenatore Gigi Maifredi: nel caso in cui assegnassero un rigore, lo avrebbe calciato De Agostini, proprio per evitare polemiche nell’eventualità in cui io l’avessi sbagliato. Hanno montato un caso sulla sciarpa che serviva a tanti per fare confusione”.

“Alla Juve mi volle Agnelli”

Gli anni migliori di Baggio sono stati quelli in bianconero, culminati con la vittoria del Pallone d’oro 1993. “Qualche giorno prima di Natale, ero a Coverciano per uno stage in preparazione ai Mondiali con Arrigo Sacchi. Mi dissero che avrei vinto ma io non ci ho creduto sino a quando è arrivato l’annuncio ufficiale. C’erano fenomeni veri in lizza”. Ma non poteva essere altrimenti per colui che era stato definito «Raffaello» (il pittore rinascimentale) dall’avvocato Gianni Agnelli. “L’avvocato Agnelli mi ha voluto alla Juventus, avevo un ottimo rapporto con lui, mi chiamava alle 5.30 della mattina per confrontarci sulla partita”.

L’incontro con Sinner

Negli ultimi tempi Baggio ha stretto amicizia anche con Jannik Sinner: “L’incontro è stato strano, avevo avuto una videochiamata con il suo allenatore Simone Vagnozzi che era stato a casa mia durante il periodo di stop. Ci eravamo detti che ci saremmo visti per una grigliata insieme, e poi ci siamo incrociati a Roma. Sinner è entrato in ascensore accompagnato dalla madre e dal padre dopo essere stato in udienza dal Papa. Il primo post che ha pubblicato mia figlia Valentina sul mio Instagram, è stato per celebrare le imprese di Sinner. Mi ha colpito profondamente, è un esempio meraviglioso per tutti i giovani. Io posso augurargli di restare per sempre così. Il mondo ha bisogno di uomini come lui”.

“Mi sarebbe piaciuto avere come allenatore Simone Inzaghi”

“Da giocatore” conclude Baggio “mi sarebbe piaciuto essere allenato da Pep Guardiola, Roberto De Zerbi e forse anche da Simone Inzaghi perché giocano un bel calcio e cercano di far divertire la gente”.

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