Gli arbitri sbagliano e, no, non è una chiacchiera da tifoso infuriato. Non è vittimismo, è un “no”, chiaro, senza alibi, un rimprovero severo e onesto del loro capo. Dice Gianluca Rocchi, responsabile Can (Commissione Arbitri Nazionale): “Soddisfatto degli arbitraggi dell’ultima giornata? No”. Nessun ma, nessun però.
Uniformità di giudizio? Impossibile
Rocchi cerca se non giustificazione, almeno una spiegazione, sull’uniformità di giudizio, un concetto sovrannaturale: non dire omogeneità invano. È un desiderio, un’utopia, si chiede, si invoca, ma è impossibile: “Ogni arbitro ha una testa pensante e una filosofia. È chiaro che l’ideale sarebbe avere una uniformità al 100% ma è impossibile, perché siamo esseri umani. Sull’interpretazione si può discutere per settimane, ma non dimentichiamo che il calcio è anche soggettività. Dietro ogni decisione c’è sempre una persona”.
Var a chiamata
Certo, accettare errori banali, nell’era del Var è più difficile da accettare: hanno protestato la Roma (fallo su Baldanzi nella gara con il Monza), ma si è discusso dei rigori in Juventus-Cagliari e in Fiorentina-Milan.
Rocchi apre al challenge, la versione calcistica dell’occhio di falco nel tennis, che potrebbe essere richiesto dallo staff tecnico di una squadra. L’Italia si era proposta per la sperimentazione: “Var a chiamata e tempo effettivo? Sono proposte su cui è in corso di valutazione. Di sicuro il Var a chiamata è una soluzione alternativa, potrebbe essere una soluzione complementare per aiutare l’arbitro a trovare una soluzione corretta”.
Le perdite di tempo
Altro problema: le perdite di tempo, gli svenimenti dei giocatori prolungati quando una squadra sta vincendo. Ancora Rocchi. “Il tempo effettivo? Stiamo facendo un lavoro importante sulle perdite di tempo, un lavoro certosino per anticipare le riprese del gioco, l’eventuale introduzione del tempo effettivo porterebbe sicuramente a uno stravolgimento importante, ma tutti giocherebbero gli stessi minuti”.