Questo sito contribuisce alla audience di
 

Rodri: “Il calcio non è vita reale, è dalle difficoltà che si impara. Simeone mi ha fatto diventare più bastardo in campo”

Lo spagnolo del City, favorito dl Pallone d’Oro si racconta in una lettera pubblicata su The players’tribune. L’importanza dell’istruzione, la finale del 2010 vista in un campeggio negli Usa, le cose semplici più importanti dei riflettori, il ruolo del Cholo ai tempi dell’Atletico per la sua crescita caratteriale

Dottor Rodri e mister Cascante, il calcio e la vita reale. “Ho sempre vissuto tra questi due mondi”, racconta il campione d’Europa spagnolo in una lettera pubblicata su The players’ tribune. Tra i favoriti per la conquista del Pallone d’oro, il centrocampista ripercorre la sua storia, dall’infanzia ai successi col Manchester City di Pep Guardiola, partendo dalle abitudini del presente per scavare nei ricordi del passato. Anzitutto una precisazione: con i suoi compagni di squadra Rodri non parla mica l’inglese britannico, preferisce quello americano. Lo impara tra i boschi del Connecticut durante una vacanza studio, quando ha 14 anni.

La finale mondiale con l’Olanda vista in un campeggio americano

Perché “l’istruzione era davvero importante nella mia famiglia e mio padre voleva che trascorressi un anno in un high school americana”. Nell’estate del 2010 la Spagna sale sul tetto del mondo per la prima volta. Il piccolo Rodri soffre in silenzio, circondato da americani allergici al pallone. Guarda la finale contro l’Olanda nel mezzo di un campeggio come quelli dei film, con i marshmallow intorno al fuoco. Le regole parlano chiaro: niente telefoni, niente Wi-Fi. Prega allora il professore di prestargli il suo computer personale. Permesso accordato. “Ho trovato un sito streaming non proprio legale”, confessa. Al gol di Iniesta segue un grido liberatorio. “Davvero il ragazzo spagnolo sta piangendo per una partita di calcio?”, chiedono gli amici. “Pensavano fossi matto, non potevano capire”.

Niente social media o scarpe costosissime

Curioso come oggi sia invece etichettato come “ragazzo normale”. “Forse perché non mi interessano i social media o le sneakers da 400 sterline”, pensa. Ma il giudizio cambia se scendono in campo la compagna o la mamma: “È divertente perché se chiedessi a loro, direbbero che sono la cosa più lontana dal normale. Quando si tratta di calcio, sono un drogato”. Da bambino Rodri non sognava di fare il calciatore per poter acquistare una Ferrari, ma per sentirsi vivo. “A 10 anni se sbagliavo una partita, non riuscivo a parlare con i miei per un giorno intero”. Non era un gioco, ma una sorta di dipendenza. Con l’adolescenza arriva il compromesso coi genitori: “Se avessi voluto inseguire il mio sogno calcistico, allora sarei dovuto andare all’università”. A 17 anni il trasferimento da Madrid a Villarreal, Jaume I University. Qui conosce la futura compagna di vita, Laura, studentessa di medicina. Nel frattempo cresce con la maglia del Sottomarino giallo, incoraggiato dai compagni di corso che lo acquistano nelle loro aste del Fantacalcio spagnolo.

L’università, gli anni più belli

“Gli anni più divertenti della mia vita, non so per quale motivo, ma quando tornavo all’università il mio cervello switchava nel mio altro mondo”. Merito anche di Laura, che alleggerisce la sua pressione per il calcio: “Lei mi ha sempre tenuto con i piedi per terra”. Anche quando stava preparando un esame e aveva il telefono in modalità silenziosa. “All’improvviso, durante una pausa mi sono accorto di avere 20 messaggi, 50 WhatsApp, 10 chiamate perse”. “Rodri, dove sei? Stiamo partendo per la trasferta di Valencia”, scrivono preoccupati i compagni. Incubo. Bisogna correre. Afferra le chiavi della sua Opel Corsa e la trasforma nell’Aston Martin di James Bond. “Sono arrivato poco più tardi della squadra, col tipico atteggiamento del bambino che dice alla maestra ‘il cane ha mangiato i miei compiti’”. In quel momento si sente distrutto, ma capisce l’importanza della lezione. “Ho realizzato di dover gestire meglio i miei due mondi. In ogni fase del mio viaggio ho imparato attraverso il fallimento e ho aggiunto qualcosa di nuovo. Un nuovo pezzo del puzzle. Al Villarreal ho imparato cosa significa essere un professionista, non solo un calciatore”.

Con Simeone più bastardo in campo

Vale pure per la stagione trascorsa all’Atletico Madrid, con Diego Simeone che gli insegna a diventare il “cattivo ragazzo, un po’ più bastardo in campo, per sfiancare gli avversari durante i 90 minuti”. Prima del passaggio al City chiede consiglio al connazionale Sergio Busquets: “Pep Guardiola? Lui ti renderà un giocatore migliore, ma non smetterà mai, mai, mai di spingerti oltre il limite”. Il “pezzo mentale” del puzzle, per guardare il calcio in modo diverso. Senza mai dimenticare il mondo degli affetti: Rodri ricorda le videochiamate con Laura dopo ogni partita, sul pullman del City con gli altri giocatori infastiditi. Gli ultimi anni a Manchester sono “benedetti”, soprattutto dalla sua rete decisiva nella finale di Champions League del 2023 contro l’Inter. “Ma questa non è la vita reale. Nei momenti belli non impari, ti diverti e basta. Nei momenti brutti, quando soffri davvero, è allora che cresci davvero”.

Più utile la sconfitta con il Chelsea che la vittoria sull’Inter

Per questo il campione non dimentica la finale persa contro il Chelsea due anni prima. Ed esorta a dubitare delle vite patinate ritratte sui social media: “Non credere sempre a ciò che vedi! La realtà è sempre più complicata”. Pure per chi vince sempre, come lui. Rodri sorride senza filtri, lasciando il cellulare nel cassetto. Niente storie da condividere su Instagram, ma esperienze da vivere. Basti pensare agli ultimi Europei: “Quando vinci per il tuo paese, è un diverso tipo di emozione”. Così rivive le lacrime del bosco del Connecticut. “Riconosco quella sensazione”. Gioia, pura e incommensurabile. Perché “con tutto il rispetto per i libri, l’economia e la contabilità, esiste solo una cosa che tocca il cuore in questo modo: il calcio”. Allora, per concluderla con Rodri: “Grazie a Dio per il calcio che ci fa sognare”. Ma grazie pure ai genitori “per averci fatto studiare”. Viaggia sempre su due binari, l’eroe dei due mondi.

Segui tutte le ultime notizie di sport

Next Post

Deschamps defends team changes despite defeat

Sab Set 7 , 2024
France boss Didier Deschamps defended his decision to make changes in defence despite a 3-1 defeat to Italy.

Da leggere

P