Il peggio è alle spalle, ma non in senso figurato. Dietro alla Roma c’è la zona retrocessione, vicinissima, come mai nessuno poteva immaginare. Il momento della paura è arrivato. La squadra ha più partite che punti, 13 in 14 gare di campionato. Ha subito 7 sconfitte, solo Venezia – ultimo in classifica – e Verona ne hanno di più. Ha solo 5 squadre dietro e la miseria di due punti la separano dalla zona pericolo. Le prossime partite con Lecce e Como? Scontri diretti. Un po’ imbarazzante per una squadra che si era posta come obiettivo di lottare per qualificarsi alla prossima Champions League e avere un percorso europeo decoroso. Due finali negli ultimi tre anni, una di Conference League (vinta) e un’altra di Europa League (persa), appena un ricordo.
L’applauso dei tifosi, le parole di Ranieri
Dopo la sconfitta con l’Atalanta i tifosi hanno applaudito la squadra, hanno almeno apprezzato l’impegno e la capacità di giocare 70 minuti alla pari con una avversaria che ha tutto per poter pensare di sfidare Napoli e Inter nella lotta scudetto. Ranieri tentava la tecnica dell’incoraggiamento con le frasi d’obbligo per una squadra ancora troppo fragile emotivamente che non reggerebbe altre scosse di assestamento. E così è stato un continuo “ma io sono soddisfatto”, “siamo stati sfortunati”, “i ragazzi hanno fatto una grande gara”. Vero, ma i complimenti non fanno classifica e ora la classifica fa paura.
Il mercato sbagliato e gli esoneri
Si era detto dei segnali. Tre allenatori in tre mesi. Due esoneri. La chiamata disperata a Ranieri, l’uomo che sa prendere il controllo, che può fare da garante, anche se la figura non va molto di moda di questi tempi. Le liti, l’addio della dirigente Souloukou cui era stato dato tutto il potere per poi rendersi conto che ne aveva troppo. Il mercato disastroso, con giocatori come Le Fée pagato 25 milioni e che in campo si è visto poco. Oltre 100 milioni spesi (male) perché il mercato viene affidato ad algoritmi e procuratori amici. Non a uomini di calcio, non a dirigenti che conoscono la piazza. Semplicemente perché non ci sono.
Un direttore sportivo che ha appena imparato l’italiano e che dà la colpa agli arbitri, neanche Mourinho lo avrebbe fatto con queste prestazioni e questa classifica. Qualche segnale di rinascita nelle ultime tre partite si è visto, ma i punti non sono arrivati. E non è ancora arrivato il momento in cui si potrà dire che il peggio è alle spalle, ma con il sorriso.