ROMA – Tre punti. Di sospensione. Per regalarsi un’altra occasione, rimandare un problema: poi ci pensiamo, un giorno ne parleremo, magari davanti a un caffè. Ma non bisogna confondere risultato con futuro, sopravvalutare una vittoria di rabbia, l’abbraccio teatrale di Mancini a Juric dopo la rete-vittoria di Dybala, la prima su azione del 21, per l’occasione fintissimo nove a tutto campo che per fare gol ha avuto bisogno del clamoroso regalo di Linetty e Masina, momento simbolico per l’impacciata difesa del Torino che Vanoli non riesce a correggere.
I problemi restano
Non basterà questo piccolo successo alla Roma ad allontanare tensioni, problemi, dubbi. Non basterà alla squadra, alla società, all’allenatore. Resta una squadra evanescente, incerta, sommersa comunque da fischi all’uscita. Può servire ai tifosi che hanno deciso, dopo una serie infinita di sold out figlia del senso di appartenenza e unità che aveva creato Mourinho e che aveva mantenuto De Rossi, a lasciare però spazi vuoti all’Olimpico. Con la curva che aveva pensato di disertare la partita, o almeno una parte, e invece si presenta, canta, sventola, fischia, applaude, fa il suo lavoro.
Juric cambia pelle
Juric per l’occasione, o per sperare nella seconda, ha anche cambiato abito, indossato giacca, tolto il solito maglione a maniche corte, o in caso, sarebbe stata importante anche l’eleganza per l’uscita di scena. Ma Juric lo ha fatto con la squadra, le ha cambiato completamente veste. Ha giocato senza centravanti, Dovbyk era fermo per febbre, ha lasciato in attacco Dybala libero di inventare e di uscire dall’area di rigore, Pisilli a riempire gli spazi vuoti davanti, e Pellegrini – che quando è entrato nel secondo tempo si è preso la solita, inspiegabile dose di fischi – in panchina per scelta tecnica. Ha messo in mezzo al campo una coppia ben assortita: Konè che dà fisicità, intensità e geometrie e Le Fée che dà brio e rapidità. Voglia e risultato si sono visti, anche per la difficoltà del Toro a trovare soluzioni in mezzo al campo. Ha fatto scelte più prudenti non lasciando spazio alla squadra di Vanoli come invece aveva fatto a Firenze, non ha subito azioni a campo aperto, ha migliorato le preventive, l’attenzione, messo baricentro più basso, abbassato la squadra e aspettato. Ma lo spettacolo resta se non deprimente, sicuramente non esaltante. Nonostante i cenni di vita con il palo di Pisilli e il gol annullato a Baldanzi. Alla proprietà americana della Roma, concentrata sulle presidenziali Usa, sulla nuova avventura all’Everton, sul pensiero fisso di cedere la Roma, questa vittoria serve a rimandare le scelte: affrontare una stagione mediocre e scegliere un allenatore più adatto alla squadra. Per ora questa vittoria è come un appuntamento al bar per parlare di problemi da risolvere in un rapporto dove si ordina il caffè prima del conto.
Roma 1
19’ pt Dybala
Torino 0
Roma (3-4-2-1) Svilar 6.5 – Mancini 6, Ndicka 6, Angeliño 6 – Celik 6, Le Fée 6.5, Koné 6, Zalewski 6 (34’ st El Shaarawy sv) – Baldanzi 6.5 (34’ st Cristante sv), Pisilli 6.5 (19’st Pellegrini 6) – Dybala 7 (34’ st Shomurodov sv). All. Juric 6
Torino (3-5-2) Milinkovic-Savic 5.5 – Coco 5.5, Maripan 5.5 (14’ st Pedersen 6), Masina 5.5 – Vojvoda 6.5 (43’ st Tameze sv), Linetty 5 (34’ st Karamoh sv), Ricci 5.5, Gineitis 5.5 (1’ st Nije 6), Lazaro 6 – Adams 5, Sanabria 5 (14’ st Vlasic 5.5). All. Vanoli 5
Arbitro: Fabbri 6
Note: ammoniti Coco, Baldanzi, Masina. Pellegrini. Spettatori 60.920