GENOVA — Dice uno che li conosce bene, il regista Marco Ponti, autore del documentario La bella stagione sull’epopea della Samp, che questo gran ritorno è un film di Clint Eastwood. «Il Mancio, Chicco, Attilio e gli altri sono i vecchi pistoleri degli Spietati, impegnati nella missione più alta che esista: salvare qualcuno in pericolo. In tempi cosi aridi di poesia, bisogna essere grati ai costruttori di sogni».
Sampdoria, un club storico
La potenza del passato più di quella della paura: con gli antichi eroi non si può finire in C. Ma il passato e la paura, più del futuro illeggibile (Genova, da qualunque parte la guardi, è sempre una storia tortuosa) bisogna andarli a cercare nei luoghi speciali, bisogna stanarli. Qui, dove tutto è un simbolo. È nei budelli di Sampierdarena che comincia il cammino della speranza, al Bar Roma, dove nel 1946 i pionieri fondarono il domani: c’è scritto sulla targa in marmo dell’Antica Ditta Doveri, un po’ smangiata da un lato. Lo presidiano tre vecchietti col Campari di prima mattina, seduti sotto la maglia numero 27 di Quagliarella e un soffitto vagamente liberty. «Belìn, stavolta è un guaio nero». Il proverbiale ottimismo ligure.
Mancini: “Primo tifoso, ma non avrò un ruolo”
Mentre al campo “Gloriano Mugnaini” di Bogliasco (Mugnaini era il medico dei poveri e aveva fatto il partigiano) ricomincia la vita, con il primo allenamento condotto dai Pistoleri Evani e Lombardo. Il Mancio non c’era, forse arriva oggi, ma dal progetto nato con i suoi suggerimenti ha preso le distanze (“Non sarò consulente o consigliere o head of performance della Samp, sono solo il primo tifoso”). Ma il presidente Matteo Manfredi è più fiducioso («Non c’è stato bisogno di convincere nessuno, Roberto ci aiuterà a risalire, ora pensiamo a lavorare e a salvarci»), ci spostiamo nel silenzio di Marassi perché gli stadi parlano anche quando stanno zitti, soprattutto quando stanno zitti. Pure il rosso dei muri si è fatto pallido, è una visione un po’ spenta nel rumore di una draga sull’argine del torrente Bisagno. Durante il Covid, e pure dopo, ci grufolavano famiglie di cinghiali. Che belli però i murales. “Per che squadra tieni?” “Come mio papà”. Vialli sempiterno, e Vuja Boskov citato a parete intera: “Sampdoria è come bella ragazza che tutti vogliono dare baci”. “Noi siamo noi y loro sono loro”.
“Momento difficile per il club e per la città”
Sogno e bisogno. «I ragazzi ci salveranno» proclama il portiere: Pagliuca. Invece, la candidata sindaca Silvia Salis (primo turno il 25 maggio, lei favorita su Pietro Piciocchi), è preoccupata: «Il momento è molto difficile e impatta sull’economia della città». Il porto commissariato da un anno, la crisi che morde e la popolazione sempre più anziana. Anche il futuro sembra un vecchio film, interno notte.
Samp, scontro salvezza contro il Cittadella
Però la contestazione è finita, almeno questo, e sabato ci saranno oltre 20 mila tifosi (1500 biglietti bruciati ieri in poche ore) per lo spareggio contro il Cittadella, uno dei 6 che rimangono e poi chissà. I sassi non volano più, i sogni invece sì, purché l’atterraggio sia morbido. A SampCity, il “concept store” a due piani nel cuore di Genova, hanno messo in vetrina le uova di Pasqua blucerchiate, non si sa con quale sorpresa dentro. La maglia ufficiale costa 96 euro. L’ultimo successo degno di nota di un doriano se l’è preso un cantante, Olly, a Sanremo.
Il ricordo di Vialli
«È un’emozione fortissima rivederli tutti insieme», dice ancora Marco Ponti. «E se guardate bene, nella foto di gruppo c’è anche Luca con le maniche rimboccate». La suggestione di Gianluca Vialli è, in realtà, presenza viva, più che mai in queste ore di patimenti. E allora andiamolo a cercare, il vecchio amico, andiamolo a salutare al molo di Quinto, dove il traffico intestinale della città sfuma dolcemente verso la primavera. Le sciarpe legate alla balconata si agitano nel vento, e il rumore delle onde picchia in testa e sugli scogli. Che bel tepore. “Ridere spesso, aiutare gli altri, questo è il segreto della felicità” hanno ripreso sulla pietra una frase del bomber, vicino alla scritta “Luca 9 Vialli”. Le giostrine dei bimbi chiuse, poco lontano, e nell’aria Peppino di Capri che canta Champagne. Un ragazzone, Massimiliano, uno degli ultrà, ci dà dentro col pennello: sta ritoccando il murale di Luca con la vernice bianca. Il mare e il tempo possono corrodere, ma l’amore ridipinge.