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Samp retrocessa in C. Quattro allenatori e caos societario, a Evani-Mancini non riesce il miracolo

Blucerchiati nella terza serie, non era mai successo. Decisivi il pareggio a Castellammare di Stabia e le vittorie di Brescia e Salernitana. Sprofondano un club storico e una tifoseria da serie A

GENOVA — Ancora la Juve. Come nel 1966 o nel 1977. Solo che non è la Juve nobile, ma quella di Castellamare di Stabia, e la caduta non è in serie B, ma nell’inferno della C, mai frequentata dalla Sampdoria in quasi 80 anni, vergognoso epilogo di una stagione disastrosa, con una squadra quasi sempre incapace di vincere, 8 successi in 38 gare, di farsi spingere nelle sfide casalinghe da un pubblico eccezionale, (23mila presenze di media, primo in B, undicesimo se fosse stato in in A), un affetto dirompente, ma non sufficiente a rivitalizzare una squadra con poca qualità, priva di personalità e carattere. Decisivi per la retrocessione dei blucerchiati il pareggio per 0-0 in casa della Juve Stabia e le vittorie di Brescia e Salernitana.

«La classifica della serie B»

Samp, il peso della storia

La Samp crolla sotto il peso della propria storia, lo scudetto del 1991, la Coppa delle Coppe del 1990, la finale (persa) di Coppa dei Campioni nel 1992 a Wembley con il Barcellona, il punto più alto della propria esistenza in drammatico conflitto con il terrificante salto all’indietro con cui ora l’attuale proprietà dovrà fare i conti davanti a una piazza sconcertata e furiosa, che due anni fa credeva di aver scampato il peggio, il fallimento evitato dopo la gestione Ferrero. E invece.

«I risultati dell’ultima giornata di serie B»

Sampdoria, caos societario

Quelle maglie pesanti che furono di Vialli e Mancini atterriscono anziché spingere i giocatori. Lo disse Pirlo, primo dei quattro allenatori di questo campionato, parlando di squadra schiava della pressione in casa, solo 6 vittorie in stagione. Gli costò l’esonero, uno dei motivi oltre al conflitto con Pietro Accardi, il responsabile dell’area tecnica, ma i fatti non lo hanno smentito. Come mai hanno permesso alla società di arginare la marcia verso il baratro, una proprietà giovane (in principio Radrizzani e Manfredi, poi solo il secondo, diventato presidente e punto di riferimento di Joseph Tey, finanziere di Singapore, e altri investitori della zona), e ancora inesperta, zavorrata dai tanti errori commessi da Accardi, uno a cui Manfredi ha affidato le chiavi, per ritrovarsi una squadra debole, rivoluzionata male in due mercati, decine di acquisti sbagliati e 4 tecnici a libro paga, Pirlo, Sottil, Semplici ed Evani, con peso sul bilancio.

Evani e Mancini, niente miracolo

Precarietà e incertezza. La Sampdoria ha schierato 38 giocatori, ha fatto transitare in rosa ben 9 portieri, lontana dall’obiettivo di ridurre il monte ingaggi (la proprietà afferma di aver investito 100 milioni in 2 anni), rimasto con 20 milioni e mezzo il secondo del campionato, dietro al solo Sassuolo. Tardiva anche la mossa finale di affidarsi agli ex dell’epoca d’oro, la consulenza di Mancini, Evani e il vice Lombardo in panchina. Hanno ridato entusiasmo alla piazza, ma non linfa alla classifica. Che vede una Samp listata a lutto. In serie C. Come mai prima.

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