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Scudetto, Napoli scatta in pole nei 90 minuti decisivi. Conte: “Finiamo il lavoro”

Azzurri al Maradona con il Cagliari, la festa pronta a esplodere in città. L’Inter a Como, la Lega organizza
due premiazioni

Napoli – Il campo centrale sarà quello intitolato a Diego Armando Maradona, epicentro dell’ultimo atto del logorante duello per lo scudetto tra Napoli e Inter: approdate ancora a strettissimo contatto all’elettrica resa dei conti di stasera. Gli azzurri sono al comando della classifica con un punto di vantaggio e ospitano il Cagliari, facendosi forti dunque pure della travolgente spinta di una città intera: stadio stracolmo, 59 maxi schermi nell’area metropolitana, strade transennate e 90 minuti di trepidante attesa, con la fondata speranza che diventino il detonatore per l’esplosione della festa.

Inter in riva al lago dando spazio al turnover

I campioni d’Italia in carica hanno invece perso il diritto di essere padroni del loro destino e sbarcano sul lago di Como aggrappandosi alla speranza di un passo falso altrui, per tentare il controsorpasso in extremis e con meno voglia di rifugiarsi nel piano B dello spareggio, che complicherebbe molto la marcia di avvicinamento alla finale di Champions del 31 maggio contro il Psg. Robusto al proposito il turnover previsto dai nerazzurri, con solo Dimarco e Çalhanoglu titolari tra i big. In entrambi gli stadi è predisposto il cerimoniale per la premiazione della Lega Serie A: costretta dall’incertezza del campionato a duplicare le ordinazioni di Coppa e medaglie. Ma il braccio di ferro non è più in equilibrio e per questo le aspettative delle contendenti sono molto diverse. Tutto o niente per Simone Inzaghi, che ha passato la vigilia in silenzio e recupera tra i convocati Lautaro e Frattesi: gli eroi della semifinale europea vinta a San Siro con il Barcellona, destinati inizialmente alla panchina nel derby lombardo.

Conte: “Ora finiamo il lavoro”

Restano però di più le certezze di cui dispone Antonio Conte, al netto della perdurante emergenza per gli infortuni di Buongiorno, Lobotka e Juan Jesus. È lui infatti ad avere il match ball e dal quartier generale di Castel Volturno l’ex ct ha spronato allo sforzo decisivo. «Ora scendiamo in campo per concludere il lavoro. Chi arriva davanti al traguardo lo avrà meritato, dopo una maratona di 38 giornate. È nelle Coppe che i valori possono essere sovvertiti, magari per un sorteggio amico o sfavorevole. Storia diversa per gli scudetti…». Dopo la conferenza stampa l’allenatore ha salutato uno per uno i circa trecento tifosi posizionati dietro alle transenne che gli avevano riservato un pasillo de honor. E chiesto di non lasciare il club azzurro a fine stagione.

I due cuori di Conte

Davanti nei pronostici, a inizio stagione, c’era nettamente l’Inter e trascinarla in un inatteso duello corpo a corpo è stato il vero miracolo del Napoli, capace di sopravvivere anche alla burrasca da potenziale naufragio del mercato invernale. Kvaratskhelia rappresentava per Conte quello che Lautaro è per Inzaghi e questo paragone rende bene l’idea del colpo basso subito per la cessione della sua stella dal tecnico leccese, costretto ad arrangiarsi per quasi quattro mesi. Ma la questione tornerà di attualità a bocce ferme, quando il presidente e l’ex ct (sotto contratto fino al 2027) si vedranno per parlare del futuro. Il matrimonio continuerà solo se l’asticella delle ambizioni del club rimarrà alta, questo è certo. Adesso però conta solo battere il Cagliari e non sono ammesse distrazioni, con gli azzurri che — sfidando pure il bradisismo — hanno trascorso insolitamente la vigilia in ritiro, in un albergo di Pozzuoli. «Sono squalificato e dovrò avere due cuori: uno in tribuna e l’altro in panchina. I prossimi 90’ possono portarci dappertutto, vogliamo regalare una gioia storica alla nostra città». Dentro e fuori al Maradona fervono i preparativi istituzionali della festa, mentre i tifosi sono frenati dalla scaramanzia e parlano quasi tutti il linguaggio di Conte. «Manca ancora una vittoria». La notte dello scudetto sarà lunga.

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