Quando il sistema nervoso ritrova pace, finisce che si scusano. Prima però è alta tensione, facce sfigurate dall’ira, bava alla bocca, insulti in libertà, corpi agitatissimi che cercano lo scontro fisico. E insomma, danno di matto. Fonseca che fa il bullo e va testa a testa con l’arbitro Millot durante Lione-Brest. Perdere le staffe, quella cosa lì. Rischia sette mesi di squalifica, avrà modo di rivedersi e arrossire per la vergogna.
Le manette di Mourinho, i gesti di Conte
Capita, è capitato. Prendersela con gli arbitri per gli allenatori pare essere una clausola del contratto. Iconiche manette di Mourinho a San Siro durante Inter-Sampdoria di quindici anni fa, ma va detto che gli “atteggiamenti minacciosi” di José – così sono stati definiti nei referti degli arbitri in almeno un paio di occasioni – fanno parte di una strategia ben precisa, da tribuno del popolo a favore di telecamera. Fuori luogo il “sei sempre tu Maresca…sei sempre tu” con il dito puntato di Conte (che da ct della Nazionale durante Italia-Spagna all’Europeo 2016 fece le corna all’arbitro turco Cakir), dal sapore antico il “Somari siete dei somari!” di Mancini all’indirizzo dell’arbitro Banti e dei suoi assistenti durante un Bologna-Inter, inconcepibile – trattandosi di un uomo molto educato – il “Si vergogni! Si vergogni!” e l’ira funesta con cui Gigi Simoni entrò in campo puntò Ceccarini in quel famoso Juventus-Inter, con la spallata Iuliano-Ronaldo. Rientrano nella categoria “Oggi le comiche”, invece, gli attacchi verbali di Eziolino Capuano.
Giagnoni e l’arbitro Menicucci
Più divertente – si fa per dire – una scena vintage che negli Anni 80 vide Giagnoni, l’allenatore col colbacco, inseguire letteralmente Menicucci al termine di un Udinese-Pescara. Mentre l’arbitro accelerava per rientrare quanto prima negli spogliatoi, Giagnoni lo tallonava; quando Menicucci aprì la porta del suo stanzino pensandosi in salvo, l’allenatore, che gli era alle spalle – come nei film – evitò la chiusura frapponendo il piede. Quello che accadde lì dentro non è dato a sapere.
Allenatori contro i tifosi
Gli allenatori che vanno in black out se la prendono con chi hanno a tiro, anche con i tifosi. Quelli dalla loro parte, così come quelli avversari. Monumentale il dito medio che Capello esibì di fronte ai tifosi del Real Madrid che lo stavano fischiando. L’ex ct della Nazionale, Ventura, ai tempi del Toro si voltò verso un tifoso granata, portò l’indice al collo e fece il gesto del tagliagole. Cosmi scelse la via dello sfottò e – ai tifosi della Lazio che lo fischiavano – reagì unendo le mani a conca davanti alla bocca urlando il più beffardo dei “Forza Roma”. E certo, memorabile la corsa di Mazzone sotto la curva degli ultrà dell’Atalanta che avevano offeso la madre. “Nun ero io, era mi’ fratello gemello…”, sdrammatizzò Mazzone.
L’auto-espulsione di Fascetti
Il più bel confronto/scontro tra allenatore e arbitro l’ha raccontato Nicola Rizzoli nella sua autobiografia, Che gusto c’è a fare l’arbitro. Un giorno di inizio del Duemila sta arbitrando un’amichevole tra Chievo e Vicenza, squadra guidata da Eugenio Fascetti. Per il primo quarto d’ora di gioco il tecnico lo insulta, per risibili ragioni trattandosi di un’amichevole, in tutti i luoghi e in tutti i laghi finché Rizzoli, esausto, ferma il gioco e fa per avvicinarsi alla panchina, ma non ha intenzioni bellicose, è pur sempre un’amichevole e ha rispetto per un veterano come Fascetti. Che però, prima ancora che Rizzoli apra bocca, urla a squarciagola: “Ho capito…ho capito!”. E Rizzoli di rimando: “Ma capito cosa?”. A quel punto Fascetti dà le spalle all’arbitro e si incammina borbottando verso l’uscita per quella che – in tutto e per tutto – è la prima auto-espulsione della storia del nostro calcio.