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Sei contro uno: Leao come Maradona, l’immagine diventa virale

La foto di dell’attaccante del Milan inseguito da sei giocatori del Napoli ha fatto subito il giro del web, evocando l’iconica immagine di Diego marcato dal Belgio ai Mondiali del 1982

E’ una figura geometrica perfetta, l’immagine subito virale di Leao circondato da 6 giocatori del Napoli, un pianeta con i suoi satelliti, una corolla di fiori riprodotta al pantografo. La simmetria dei piani visivi cristallizza un lungo istante della partita, come un fermo immagine (forse, un involontario omaggio alla moviola di Carlo Sassi, appena scomparso). Uno scatto leggibile su più piani: l’atto sportivo puro e semplice, con l’attaccante fantasioso che semina il panico tra gli avversari, disposti come neanche Giulio Cesare con le sue falangi. Oppure, la riproduzione di un fenomeno della natura, qualcosa di molecolare e chimico ma, anche, animale: le api che ronzano attorno alla regina, gli anticorpi che difendono una porzione dell’organismo, una colonia di microrganismi in assetto di guerra. Ogni cosa è suggestiva quando ne suscita altre: si esce così dalla più classica lettura alla lettera.

Volendo, com’è ovvio, Leao tra le sue lune è anche qualcosa di più semplicemente tattico: un calciatore attacca, gli avversari difendono. Anche se questo “schema a cerchio” non è facilmente teorizzabile, sono più che altro cose che accadono, movimenti involontari di qualche muscolo, un “sistema simpatico” che si governa da sé: non ordiniamo al cuore di battere, né al pancreas di secernere. Lo fanno perché sì, lo pretende il cerchio (rieccolo) della vita.

Maradona braccato dal Belgio

Ai cultori del calcio, coloro i quali fermano i ricordi prima nella retina e poi nella memoria, infine nel cuore (il cuore non è una fabbrica, è un magazzino), la foto di Leao avrà forse ricordato un’immagine ormai vecchia di 43 anni: Diego Maradona con sei avversari del Belgio di fronte a lui, quasi attorno a lui. Erano i Mondiali del 1982 in Spagna, quando l’Argentina campione in carica fu rimandata a casa dall’Italia poi trionfatrice. La partita la vinse il Belgio, anche se più del risultato si ricorda, appunto, Maradona assediato come tra le mura di Troia.

Lo scatto, che fece il giro del mondo nonostante il mondo non fosse ancora digitale (a quell’epoca, il dito lo si usava per premere sul bottoncino della macchina fotografica, quel dito che prima l’aveva scoperchiata per infilarci dentro il rullino), è in realtà frutto di un’interpretazione soggettiva, e non alla lettera. Perché i 6 del Belgio non erano lì per marcare Dieguito, ma si erano appena staccati dalla barriera dopo che Ardiles, invece di calciare direttamente in porta la punizione, aveva passato la palla lateralmente a Maradona.

Negli occhi dei belgi si legge dunque lo sbigottimento dell’imprevisto: oddio, e adesso che facciamo? Il più grande giocatore di tutti i tempi, quella volta non segnò. Ma tutti i tempi hanno impressi negli occhi la sua immagine, pietra di paragone per chi verrà dopo. Per chi scatterà di corsa e per chi scatterà un’altra fotografia.

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