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Serie A, l’onda lunga dell’Europeo che frena le grandi

Non accadeva da 14 anni che 8 delle 9 big perdessero un numero così elevato di punti nelle prima due giornate

Questa sera la Juventus ha la grande occasione di tornare da sola in testa alla classifica quattro anni dopo l’ultima volta. A dire il vero la stessa occasione ce l’ha il Verona, a testimonianza di quanto la gara del Bentegodi prometta bene, ma il fatto che già otto delle nove grandi — le iscritte alle coppe più il Napoli — abbiano perso punti sulla distanza brevissima delle due gare non accadeva dal 2010. Sono partite forte le squadre povere di nazionali, quelle i cui giocatori riposavano da fine maggio, mentre i campioni o supposti tali erano in campo fino a metà luglio, e adesso passeggiano o sono già stressati. Le tre gare di agosto che precedono la prima pausa sono ormai un classico, un prologo in grado di lanciare una stagione, ma anche di avvelenarla. Ieri sera l’Olimpico aveva il cuore nello zucchero per la festa del ringraziamento a Dybala, ed è finita con i fischi ai giallorossi e gli applausi all’eccellente prestazione dell’Empoli. Paulo ci ha provato, come già a Cagliari le chance migliori le ha create lui, e il palo del 95’ è stata una disdetta; ma sono mancati gli altri argentini, l’impalpabile Soulé e lo sciagurato Paredes. E sì che erano i più tristi per la partenza dell’amico.

Il coraggio di Torino e Atalanta

Non ci sono solo languori. Torino-Atalanta è stata una grande partita, a dimostrazione che il coraggio resta l’ingrediente fondamentale del calcio, e che non sempre la Serie A deve invidiare ciò che si vede nei campionati più benestanti. Dopo il brillante debutto a San Siro, Paolo Vanoli ha confermato in casa i rapidi progressi del suo Torino, e questo malgrado la cessione di Bellanova che è costata a Cairo una sonora contestazione. La squadra va a cercare l’avversaria in tutte le zone del campo e ha sviluppato un gioco di triangoli offensivi che ha in Zapata il perno capace di catapultare i compagni in porta. La vittoria è un po’ larga, ma almeno quanto era stretto il pari in casa Milan. Gasperini allena da nove anni l’Atalanta a correre sempre in avanti, e nel viavai di organico di questi giorni impazziti — i Percassi stanno acquistando due giocatori al giorno, l’ambizione scudetto è giustamente esplicita — ha inseguito il Toro nel finale con mezza Primavera in campo, e senza la prodezza di Milinkovic sul rigore di Pasalic l’avrebbe raggiunto. Venerdì Inter-Atalanta sarà il primo scontro diretto del torneo, una buona verifica per i campioni d’Italia che dopo il mezzo passo falso di Genova hanno disposto del Lecce in serenità, ma senza esagerare.

Il Milan è già al bivio

Un punto (miracoloso) in due partite confina invece il Milan nella cesta del malumore, inchiodandolo a un terzo match in casa della Lazio assai pericoloso. Fonseca non è stato fortunato, perché il calendario gli ha riservato in successione Torino e Parma, le due sorprese più eccitanti di questo avvio: premesso ciò, è probabile che le amnesie del Milan abbiano contribuito a esaltare le avversarie. Ogni volta che recuperava il pallone, il Parma volava verso Maignan a velocità tripla rispetto ai rientri dei rossoneri, con l’eccezione dell’ottimo Pavlovic, e se Pecchia avesse attaccanti meglio addestrati alla corsa con la palla avrebbe segnato una montagna di gol. Il Milan paga il mercato a rilento, perché delle doti di Fofana ci sarebbe stato un gran bisogno dal primo minuto, e il rientro scaglionato dei suoi reduci dall’Europeo. Ma non è solo questo. Il cattivo pensiero che Fonseca e la società devono cancellare in fretta è quello di una squadra dubbiosa del nuovo progetto tecnico, e dunque distante dal coinvolgimento necessario. Quando il Parma partiva senza trovare opposizione (il sistema delle coperture preventive era inesistente), la rincorsa dei rossoneri era sempre pigra, come se ognuno ritenesse che dovesse pensarci un altro. Due gol subiti perfettamente identici — fuga a sinistra con cross radente verso destra — certificano che errare è umano ma perseverare diabolico.

Napoli risorto, l’estate sta finendo

Si ricordava a inizio torneo che l’anno scorso la Roma uscì dal grande giro fin dalle prime tre partite, quando raggranellò la miseria di un punto: è per questo che il terzo match dei rossoneri, in casa della Lazio, diventa delicatissimo. Andare alla pausa senza nemmeno una vittoria moltiplicherebbe il nervosismo in vista della Champions e del derby. Insomma, si rischia la prima emergenza stagionale. Quella esorcizzata dal Napoli con una vittoria sul Bologna piena di carattere, e di Kvaratskhelia. La combinazione dell’1-0 con Di Lorenzo, considerato il pregresso, è stato un proclama: l’estate sta finendo.

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