MILANO – Suddividere i soldi dei diritti tv fra i vari club. È uno degli argomenti centrali in ogni lega sportiva al mondo. E in Serie A è stato spesso spunto per liti e ricorsi. A complicare il quadro è arrivata la decisione di Dazn di trasmettere cinque partite in chiaro, sulla la propria app. Come contare quei milioni di spettatori non paganti in termini di audience? E come evitare che il dato anomalo di visualizzazioni falsi la bilancia della divisione dei proventi, premiando eccessivamente le società che hanno la fortuna di vedere trasmesse gratis le loro partite?
Ne hanno discusso i presidenti e i manager della Lega di Serie A, e grazie alla consulenza della società Frasi, sono arrivati a una soluzione: non contano, ai fini del calcolo della divisione dei soldi, quegli utenti che si sono registrati alla piattaforma Dazn solo per vedere la partita gratis. E al numero totale di chi aveva diritto a connettersi, va tolto un ulteriore dieci per cento di persone che, realisticamente, non hanno poi visto la partita.
I criteri di distribuzione dei diritti
La previsione di cinque partite trasmesse gratuitamente premia ovviamente soprattutto le squadre top del campionato. Dazn, legittimamente, ha infatti fin qui deciso di trasmettere in chiaro gare di Inter, Milan, Juve, Napoli e anche Lazio, prevedendo ascolti maggiori. Questo, con i vecchi parametri di calcolo dell’audience, avrebbe generato un disallineamento rispetto alle altre squadre. Il 22 per cento dei diritti tv complessivi che i broadcaster pagano alle società di Serie A viene infatti diviso in base al “radicamento sociale”: da una parte, le presenze allo stadio certificate da Siae, e dall’altra l’audience televisiva. Ma un conto è lo spettatore che paga l’abbonamento al canale, un altro chi per una volta la partita la guarda gratis.
Il meccanismo condiviso dall’assemblea permette così di evitare eccessive sperequazioni. A parte la quota di “radicamento”, il 50 per cento del totale dei diritti domestici viene diviso in parti uguali fra i venti club, e il restante 28 per merito sportivo. Il risultato è che la squadra che prende di più (nel 2023/24 è stata l’Inter) ha incassato dai diritti domestici poco più del triplo rispetto all’ultima (che è stato il Frosinone). In Premier League la ripartizione è più equa, e il rapporto fra prima e ultima è di uno a due.
Lotito e De Laurentiis soli all’opposizione
Diritti tv a parte, l’assemblea di Lega ha espresso la ritrovata armonia che regna tra i club dopo l’elezione a presidente di Ezio Simonelli e la conferma di Luigi De Siervo come ad. Il nuovo fronte, guidato da Juventus, Inter e Atalanta, comprende ormai quasi tutte le squadre: restano fuori solo Lazio e Napoli, ma Lotito e De Laurentiis hanno partecipato alla riunione senza sollevare polemiche, pranzando con gli altri presidenti. Hanno perso anche l’ultimo alleato, il Verona, presente con il nuovo presidente esecutivo Zanzi. “Ho ritrovato un’unità di intenti che ci aiuterà anche nel ripristinare una collaborazione proattiva con la Federazione, riportando la Serie A nel suo alveo naturale di centralità e motore del sistema”, le parole di Simonelli. Il 3 febbraio, prima dell’assemblea Figc in cui sarà rieletto come presidente Gabriele Gravina, la Lega di A si riunirà per nominare i suoi consiglieri federali: saranno Francesco Calvo (Juventus), Beppe Marotta (Inter) e Stefano Campoccia (Udinese).