MILANO – Ci sono delle volte in cui sembra di rivivere un momento già accaduto, rivedere un’immagine che conosciamo. La storia che si ripete. Quando Yann Sommer ha allungato i suoi 183 centimetri per deviare con la punta dell’indice e col medio il tiro di Lamine Yamal, il popolo interista ha sussultato. Non può essere, l’ha parata davvero? E poi, in un attimo, la memoria collettiva ha riavvolto il nastro: Camp Nou, 2010, Messi tira e Julio Cesar diventa l’Acchiappasogni. Una parata come messaggio di felicità: sì, è proprio come quella volta lì, Inter in finale di Champions League a spese del Barcellona.
I miracoli di Sommer
Martedì Sommer è sbucato all’improvviso nella partita, mostrando la sua reattività quando Eric Garcia ha calciato con la porta vuota a pochi metri: sul cross di Gerard Martin Yann ha cambiato direzione in una frazione di secondo, e ha spinto con le gambe per cancellare il raddoppio catalano. Poi, ottavo minuto del secondo supplementare, ecco Yamal: “È stata una parata speciale, la ricorderò per tutta la vita”, ha detto a fine partita, gli occhi lampeggianti. Il portiere svizzero ha chiuso la sua gara con sette parate, nove lanci positivi, sessantuno palloni toccati nel suo ruolo alternativo di regista arretrato (solo Bastoni con sessantaquattro ha fatto meglio).
I baci di Barella
A partita finita, mentre parlava in tv col premio di migliore in campo in mano, Barella gli si è avvicinato e gli ha dato tre baci sulla fronte, poi ha commentato un suo post sui social con due parole: «Ti amo». Quando la squadra è andata sotto la Curva, Yann era nelle retrovie, quasi preso dalla timidezza. Lautaro lo ha preso di peso e lo ha messo davanti a tutti, spingendolo sotto i tifosi: lui ha allargato le braccia e ha assorbito l’amore del popolo nerazzurro.
L’occasione al Bayern
Sommer non è uno che cerca rivincite, a 36 anni è un uomo all’apparenza risolto. Eppure è una vita che gli dicono che è troppo basso per fare il portiere al massimo livello. Ha passato quasi tutta la carriera al Borussia Mönchengladbach, ha avuto la prima opportunità importante al Bayern Monaco quando Neuer si è infortunato sciando. Ma non li ha impressionati abbastanza: è bravo però non basta. Così è arrivata l’Inter, che aveva appena venduto per 52 milioni Onana al Manchester United. Quando è sbarcato a Milano, acquistato da Marotta per 5 milioni, riecco le solite voci: non è male, ma Onana era un’altra cosa. Sembrava utile solo come para-rigori, una qualità che in Italia gli è stata riconosciuta per aver ipnotizzato Jorginho nella partita che probabilmente ha estromesso gli azzurri dai Mondiali del 2022. E invece.
I segreti di Sommer
Trasformare le debolezze in punti di forza. Sommer lo ha fatto con l’altezza, curando l’esplosività, il posizionamento, lo stacco da terra. Allenando perfino i muscoli degli occhi e facendo esercizi specifici per la vista. Tanto da diventare un modello per i portieri bassi. Yann si fa aiutare da un mental coach e dalla meditazione, che gli permette di liberarsi della pressione imposta dal suo ruolo. Gli altri segreti? Mangia carne ma non tanta, si sta avvicinando al mondo vegano e da tempo ha sostituito il caffè con il tè matcha. Dopo la partita contro il Barcellona nella pancia di San Siro i giornalisti svizzeri lo hanno circondato, estasiati. In qualcosa ricorda Federer, un’icona in Svizzera e per lui fonte d’ispirazione: Roger faceva sognare le persone, Yann sta seguendo il suo esempio.