Berlino – La Spagna ha conquistato con totale merito il suo quarto titolo europeo, il terzo negli ultimi 16 anni: al computo va aggiunto il Mondiale 2010. Il successo tedesco è stato accompagnato dal record delle sette partite vinte su sette e dall’iscrizione nell’olimpo di due formidabili ragazzi, il funambolo Nico Williams e il prodigioso minorenne Lamine Yamal. Invece c’erano i Beatles e le minigonne di Mary Quant, quando l’Inghilterra vinse il suo unico titolo, il Mondiale 1966, e il sortilegio prosegue.
Le maglie della Roja, sapientemente disposte dal ct pedagogo De la Fuente, a inizio ripresa si sono infilate nella cortina di burro di Southgate, che era sulla soglia della beatificazione: ha confezionato una fragile difesa a quattro e poi ha usato le tre finestre a disposizione per tre sole sostituzioni, anche se la staffetta Mainoo-Palmer ha fruttato a metà ripresa l’illusorio pareggio, che pareva il bis della staffetta vincente Kane-Watkins nella semifinale con l’Olanda.
I cambi di De la Fuente
Dopo un primo tempo di cautela reciproca, con strabordante possesso palla spagnolo e un’occasione sul piede dello svagato Foden, il sipario dell’Europeo si è strappato subito dopo l’intervallo, proprio quando l’uscita per infortunio del migliore calciatore della Spagna, il regista Rodri, poteva essere letta come un segno del destino. De la Fuente non ha battuto ciglio: ha inserito con immediato successo Zubimendi, centrocampista della Real Sociedad, club in cui gioca anche l’attaccante Oyarzabal, che sarebbe poi entrato al posto di Morata per il gol decisivo. I due riusciti cambi sublimano la teoria del ct: che questa sia la nazionale più spagnola della storia, non essendo connotata con una prevalenza di giocatori del Real Madrid, né del Barcellona.
La coppia micidiale Yamal-Williams
In verità è del Barça il prodigio che ha spaccato la partita: il diciassettenne Yamal, che sta attendando ai record di precocità di Pelé. Con uno dei suoi strappi geniali, ha porto all’amico Williams il tagliente diagonale dell’1-0 e poi ha proseguito con le invenzioni: un po’ il portiere Pickford e un po’ gli errori di mira dell’efficacissimo fantasista Olmo e di Morata hanno evitato il 2-0. L’1-1 dell’Inghilterra – su limpido contropiede avviato dall’intermittente Saka, rifinito dal saltuario talento di Bellingham (colpo di tacco) e convertito in gol dal rasoterra di Palmer – poteva sembrare il castigo: nel frattempo era entrato al posto di Kane Watkins, il goleador della semifinale. Ma la Spagna ha continuato a puntare sull’evidenza di un gioco superiore, verticale e imprevedibile. Un’azione magnifica in palleggio ha portato Yamal al tiro, spento da Pickford. Era solo il preludio all’assist di Cucurella, un cross rasoterra di sinistra per il tocco vincente di Oyarzabal.
L’ultima illusione inglese
La mischia finale nell’area spagnola con due colpi di testa, uno parato da Simon e l’altro salvato sulla linea dal numero 10 Olmo, ha scritto il nome della squadra che ha vinto l’Europeo: la Spagna di Williams e Yamal, figli dell’immigrazione, nella settimana in cui il Pp e la destra di Vox hanno rotto sul tema. Il calcio, lo ha dimostrato Mbappé, è anche politica. E volte non ha bisogno di parole, per lanciare i suoi messaggi.
Il tabellino di Spagna-Inghilterra
Spagna 2 (2’ st Williams, 41’ st Oyarzabal)
Inghilterra 1 (28’ st Palmer)
Spagna (4-3-3): Unai Simon – Carvajal, Le Normand (38’ st Nacho), Laporte, Cucurella – Rodri (1’ st Zubimendi), Fabian Ruiz, Olmo – Yamal 8 (44’ st Merino), Morata (23’ st Oyarzabal), Williams. Ct De la Fuente.
Inghilterra (4-2-3-1): Pickford – Walker, Stones, Guéhi, Shaw- Mainoo (25’ st Palmer), Rice, Shaw – Saka, Foden (44’ st Toney), Bellingham – Kane (16’ st Watkins). Ct Southgate.
Arbitro: Letexier (Fra).
Note: ammoniti Kane, Olmo, Stones e Watkins. Spettatori 71 mila.