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Spalletti a Udine con l’Italia blindata: “Convinciamo gli israeliani: basta guerra”

Alle 20.45 la sfida di Nations League. Imponenti le misure di sicurezza: migliaia di agenti, droni e dissuasori

Udine – La guerra è in Medio Oriente. A Gaza, ad Haifa, a Beirut. Ma la sua propaggine è arrivata in Friuli, per Italia-Israele. Questa sera a Udine si giocherà in uno stadio più blindato che mai. Forse davanti ai previsti 11.500 spettatori, meno della metà della capienza, e con misure di sicurezza da massima allerta: imponente presenza delle forze dell’ordine italiane (almeno 1.500 in tutta la città, artificieri compresi) e, più invisibile, degli agenti del Mossad, i servizi segreti israeliani. Ieri era già tangibile la tensione: i blindati nel piazzale, le barriere alte due metri, i dissuasori sulla strada (gli ostacoli per prevenire attentati islamisti di auto lanciate a velocità folle, come a Nizza nel 2016), perfino una pistola sfoderata davanti a una macchina di giornalisti che chiedevano informazioni. I prefiltraggi accuratissimi saranno a cerchi concentrici, i droni sorvoleranno la zona, i caselli autostradali saranno ipersorvegliati.

Prima della partita un corteo pro Palestina

Quasi quattro ore prima del fischio d’inizio, Udine sarà blindata anche in centro. Un corteo Pro Palestina (1500 i partecipanti, secondo stima ufficiosa, a Roma erano diecimila), sfilerà da piazza della Repubblica a piazza XX settembre. Sulla materia non c’è monopolio politico: lo scorso 10 settembre, per la partita d’andata sul campo neutro di Budapest, un gruppo di neofascisti degli Ultras Italia voltò le spalle al campo, durante l’inno israeliano.

Il capitano di Israele: “Due ore di svago”

Per gli attori è difficile restare impermeabili. Il ct Luciano Spalletti prova a dare un senso non solo calcistico alla partita: “Io penso che ci siano molti israeliani che non vogliono la guerra e noi dobbiamo convincere sempre qualcuno in più che deve finire”. Il capitano israeliano Dor Peretz, ex Venezia, descrive lo stato d’animo della squadra: “Due ore di parentesi, in cui offrire emozioni buone ai nostri tifosi”. Non dovrebbero essere più di qualche centinaio, per lo più residenti in Italia. Un volantino dei manifestanti — un bambino, kefiah al collo, sventola il cartellino rosso con la scritta “Fifa ban Israel” — riprende la richiesta palestinese di bandire la nazionale israeliana, in quanto composta da soldati in servizio permanente e visti i quasi 100 calciatori palestinesi uccisi e gli stadi rasi al suolo.

La guerra investe il calcio, da Gaza a Parigi

La guerra investe il calcio, eccome. L’ex calciatore israeliano Lior Asulin è tra le vittime della strage del rave party, il 7 ottobre 2023. Il 13 marzo 2024 è stato ucciso in un bombardamento israeliano a Gaza Mohammed Barakat, leggenda del calcio locale. Oscar Gloukh, ventenne talento del Salisburgo, ha perso nel marzo scorso il suo migliore amico Alik. A novembre si pensa di spostare Francia-Israele dallo Stade de France al Parco dei Principi per ragioni di sicurezza, a settembre nessuna città belga aveva voluto ospitare la partita. Udine lo ha fatto, con le polemiche sul patrocinio tra la giunta regionale del leghista Fedriga e il sindaco di centrosinistra De Toni. Qui, settimanalmente, qualche treno viene fermato dalla presenza lungo i binari di migranti clandestini: seguono la rotta dei Balcani e si orientano al buio con le rotaie. Sono afgani, siriani, iracheni, pachistani, bengalesi: scappano dalle guerre. Non si può fingere che sia solo una partita.

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