MONTAIONE — Le radici di Spalletti sono ben piantate nella terra toscana. È da qui che riparte la corsa del ct e della Nazionale: il 20 e il 23 marzo i quarti di finale di Nations League contro la Germania, poi le qualificazioni ai Mondiali. Nella sua tenuta, la Rimessa di Montaione in Valdelsa, 50 ettari in collina tra viti e ulivi, animali in libertà e cimeli di quasi mezzo secolo di calcio, il paragone consegnato ai media riuniti per l’occasione diventa naturale: «Il rapporto con la terra e con l’animale, la percezione dello scorrere delle stagioni, ti danno una sensibilità diversa, che poi ti porti dietro nel tuo lavoro. La legge del bosco è chiara: chi chiacchiera troppo muore. Servono orecchie e naso per fiutare il pericolo. Vale anche per i calciatori».
Si torna sul luogo del delitto, la Germania dell’Europeo troncato agli ottavi con la Svizzera.
«A parte quella partita, non è stato tutto da buttare. Dobbiamo seguire bene i cartelli stradali, le indicazioni. Col sorriso sulle labbra, cercando di non intasare troppo la testa dei calciatori».
Le eliminazioni delle italiane ai play-off di Champions potrebbero avere generato insicurezza?
«Ma hanno creato, attraverso il gioco, più situazioni da gol delle avversarie. A quel punto diventa questione di ultime scelte, di lucidità, di precisione. La nostra è una squadra in grado di giocare contro tutti: un gruppo di calciatori forti, che sanno guidare una macchina potente».
Napoli-Inter vale lo scudetto.
«In questo duello trovo sempre qualcosa di nuovo da appuntarmi. Sono due sistemi a confronto, hanno allenatori che esprimono cose nuove, tattiche e di ricerca. Trovi sempre la giocata particolare, l’indicazione da dare al calciatore».
Con la Germania sarà dura.
«Una doppia sfida che richiede attenzione, entusiasmo e coraggio. Dovessimo passare sarebbe galvanizzante».
Con qualche novità?
«Il passo successivo al 3-5-2 è avere qualcosa del sistema dell’Europeo: calciatori che saltano l’uomo, un po’ alla Baggio, per avere più sbocchi sulle fasce».
Chiesa può rientrare?
«Sì, ma servono completezza e lavoro sporco. E deve giocare».
Come Tonali nel Newcastle.
«È inesauribile. L’ho ritrovato felice, gli luccicavano gli occhi».
Ha preannunciato 23 convocati più due giovani: quali novità?
«Il gruppo è quello. Siamo fiduciosi in Maldini, da seconda punta o nel mezzo spazio. Sono importanti le varianti, Raspadori, Zaccagni, Cambiaso. Tra i giovani Baldanzi e Koleosho. E a centrocampo Casadei. La parte fisica è rilevante, sui calci piazzati si vanno ad affrontare armadi a muro. Il confronto internazionale ti obbliga a tenere conto di questo».
È il retaggio dell’Europeo?
«Le sconfitte diventano tali se non ti insegnano niente: i centimetri contano».
Frattesi, Zaniolo e Fagioli sembrano in difficoltà.
«Mi preoccupa come la possono vivere loro, Frattesi l’ho a cuore, gli ho un po’ parlato. È forte, è fisico, quando torna deve pigiare in testa al gruppo».
In compenso, ci sono due centravanti prolifici.
«È un bene. Poi bisogna contestualizzare. Retegui nell’Atalanta sta sempre nella metà campo avversaria e nell’area avversaria. Per ripartire ne ha di più Kean».