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Spalletti, il lunedì surreale del ct che non c’è più: stasera in campo con la Moldova

La gara più strana attende il tecnico toscano, che guiderà la squadra da esonerato. Con la squadra dell’est vietati ulteriori sbagli, servono tanti gol

Luciano Spalletti, anzi Spallex: c’è ancora, ma non c’è più. Il caro estinto (però in vita) del calcio azzurro, l’uomo che ha annunciato da sé il proprio esonero, costruendolo pezzo per pezzo come un armadio svedese, vivrà tra poche ore la sera più surreale della sua carriera, e probabilmente dell’intera storia del nostro calcio. Dovrà infatti guidare l’Italia contro la Moldavia a Reggio Emilia, e lo farà dopo essere già stato rimosso dall’incarico. Forse, farà finta di sedersi su una panchina che non c’è, come Fantozzi sulla sedia inesistente al cospetto del megadirettore galattico.

La formazione scritta con l’inchiostro simpatico…

Ci sono comiche che mettono tristezza, e questa fa è una. Proviamo a immaginare i gesti che Spalletti dovrà compiere, nel pieno possesso non del proprio incarico ma della propria dignità, quella sì. Farà la formazione per l’ultima volta, però quella lista di giocatori sarà scritta con l’inchiostro simpatico: gli esclusi e i prescelti saranno comunque precari, in attesa del nuovo capo. Ma siccome Italia-Moldavia non è un’amichevole, ma una sfida da vincere a tutti i costi e con molti gol, l’assurdo contesto generale dovrà comunque produrre una partita vera e un risultato pesante. Un punteggio che Spalletti consegnerà al presidente federale Gravina, il più perdente e il più inamovibile della storia dei presidenti, e al suo successore al momento ancora invisibile. Senza più la testa, come un santo martire decapitato, San Luciano Decollato dovrà uscire a testa alta dallo stadio anche se gliel’hanno mozzata.

La cuffie spara musica dei giocatori

Farà la consueta riunione tecnica, che i calciatori ascolteranno come la lezione del supplente nell’ultimo giorno di scuola. Distratti, o forse pentiti per i guai che hanno combinato. Perché, anche se gli asini sono loro, dietro la lavagna è finito l’insegnante. Mestiere ingrato, il prof. Poi saliranno tutti insieme sul pullman, di solito il commissario tecnico si siede davanti, vicino al conducente: ma cosa conduce più, povero Spalletti? Immaginiamo il suo ultimo viaggio svolgersi nel silenzio, mentre i ragazzi si rifugeranno dentro le solite cuffie spara-musica: per caricarsi, ma più probabilmente per scappare dalle realtà.

Gli ultimi schemi

Nello spogliatoio non volerà una mosca, e tutti dovranno recitare la parte com’è richiesto ai veri professionisti: ma quanti di loro lo sono, compresi naturalmente i dirigenti? Gravina regalerà a Spalletti un orologio con il cognome del pensionato scritto sulla cassa? Lo sbaglieranno? E quali schemi indicherà il mister ai suoi disorientati e pavidi giocatori? Traccerà linee sulla lavagna, o starà zitto? Forse dirà: «Ragazzi, visto che di tutto quello che ho provato insegnarvi in quasi due anni non avete capito niente, stasera fate voi».

Partita vera, ma comunque vada sarà una comica

Poi, però, gli toccherà la partita e dovrà essere vera, l’unica cosa seria dentro una farsa grottesca. Si sbraccerà, Spalletti? Urlerà i suoi inascoltati comandi? Strabuzzerà gli occhi ancora una volta? O resterà inerte sulla panchina, bianco come il fantasma che è diventato? Esulterà per i gol fatti (speriamo) e si arrabbierà per i gol presi (speriamo di no), oppure tutto gli scivolerà addosso come lacrime nella pioggia? E dopo, quando tutto sarà finito davvero, nella sera in cui ogni cosa era già conclusa prima ancora di cominciare, Luciano Spalletti dovrà decidere se parlare, se dire ancora qualcosa alla squadra, ai giornalisti, ai dirigenti, allo staff, oppure se scivolare via in silenzio, insalutato ospite. Comunque vada, povero lui, sarà una comica.

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