LIPSIA – Il monologo di Spalletti, dopo l’1-1 con la Croazia, merita di essere analizzato, perché è lo sfogo di un commissario tecnico che sa di avere superato la tappa più importante della sua esperienza, ancora fresca, sulla panchina azzurra. Liberato dalla tensione e ottenuta la soffertissima qualificazione, il ct diventa un fiume in piena. Il bello, fa capire, arriva adesso: “Abbiamo portato a casa una partita difficilissima. La qualificazione è meritata, per quello che si è visto in campo. In alcuni momenti siamo stati teneri, ma era una qualificazione dura da ottenere: la Spagna è fortissima e la Croazia anche. Non eravamo a dirci, il giorno del sorteggio, che questo era un girone molto complicato? Se avessi paura, avrei scelto di fare lo spettatore”.
Spalletti e le scelte tattiche
La scelta di cambiare sistema di gioco e formazione, spiega, è stata assolutamente meditata e condivisa con i calciatori: “C’è da cambiare, tra una partita e l’altra. Io devo sapere ascoltare i giocatori. Che poi ci sia chi racconta le cose fuori fa del male alla Nazionale”. La difesa a 4 è stata accantonata in questa circostanza, ma il ct fa capire che non c’è da sorprendersi: nulla è frutto del caso: “Io ho fatto la tesi a Coverciano sul 5-3-2. E noi, a Empoli e nella tournée in America, avevamo già giocato così. All’ultimo avevamo tre soli difensori e 6 giocatori offensivi. Ma quelli che sono entrati sono stati dei giganti, hanno tenuto in equilibrio la partita, anche chi ha giocato solo 10’. Certo, non si deve rischiare il secondo gol, si deve tenere l’equilibrio. Ma Scamacca è andato bene bene, Chiesa bene per i palloni che ha messo, Zaccagni bene, basta vedere il gol. E prima Raspadori aveva fatto una buona partita, accanto all’attaccante (Retegui ndr)”.
Spalletti e le correzioni urgenti
Non tutto, ammette il ct, ha funzionato per il meglio: le correzioni, in vista della Svizzera, sono necessarie: “Ci sono cose da rivedere velocemente”. Gli errori nei passaggi e talvolta in copertura sono stati evidenti: colpa della pressione per il risultato e per le aspettative, dice Spalletti: “Quando si scende troppo di livello, è perché si sente troppo la pressione. Da un punto di vista tattico si poteva stare più alti. Si concede un gol come quello di Modric perché si è troppo timidi e devo ancora capire il perché”. Il ct, però, non ha dubbi sul livello tecnico dell’Italia: “Nei miei 27 anni ho allenato qualche squadra e la qualità la so riconoscere. Casomai è sulla pulizia che bisogna lavorare. Ci sono momenti in cui la palla è di nessuno, ad esempio sui rinvii di Donnarumma”.
Spalletti e i troppi duelli persi
Il tasto dolente sono i contrasti, i troppi duelli persi a centrocampo, negli uno contro uno fisici: “Nei duelli non si vince mai, il contrasto si perde sempre”. La gratitudine verso i tifosi e il senso di responsabilità, conclude, sono la molla che spinge lui e la squadra.
Spalletti e i bambini di Iserlohn
Si tratta di una promessa di impegno ulteriore e superiore a Berlino con la Svizzera, perché l’avventura all’Europeo continui: “Ci sono bambini che ci aspettano per ore, quando torniamo nel nostro hotel di Iserlohn, solo per avere la possibilità di guardarci per qualche secondo. Questo ci mette in difficoltà verso le persone che ci amano. Io non sono una persona invidiosa, io voglio bene a tutti. Ogni partita ci mette sotto pressione. La squadra ha fatto vedere tante cose e probabilmente certi errori banali si fanno per troppo attaccamento. Noi non abbiamo ancora tutta l’esperienza necessaria per competizioni di questo genere. La dobbiamo costruire”.