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Spalletti: “Non abbiamo il purosangue, ma questa Italia è una squadra di fratelli”

Il ct ammette di non avere un Baggio o un Totti, ma loda l’atteggiamento dei propri giocatori. E su Tonali: “Lui sa aiutare tutti in campo perché sa fare tutto”

Budapest – A un anno esatto di distanza dal suo debutto da ct, il 9 settembre a Skopje con la Macedonia del nord, Spalletti affronta in Ungheria con Israele una partita che può segnare l’uscita definitiva dalla crisi dell’Europeo, dopo la vittoria in casa della Francia: “Sacchi ci invita a non distrarci e lo ritengo corretto. Lui ci ha insegnato quale difficoltà ci può essere in partite come questa, se non le prepari bene. Sarà difficilmente riproponibile il canovaccio della partita di Parigi: ho parlato con la squadra di una trappola, se non ci arriviamo con la stessa mentalità che abbiamo dimostrato a Parigi”. I cambi saranno numerosi, al di là dell’assenza dell’infortunato Calafiori e del fatto che Pellegrini non ha preso parte all’inizio della rifinitura: “Penso che sia difficile riproporre in blocco la stessa squadra, smaltire per tutti la fatica. Tre-quattro-cinque giocatori in partenza potrebbero essere cambiati. Bastoni giocherà di nuovo, Kean sarà il centravanti, Frattesi mi ha dato la disponibilità, in fondo in Francia si è risparmiato la parte più delicata della partita, l’ultima mezz’ora in cui arriva l’acido lattico. E vedremo se sulla trequarti ci sarà ancora Raspadori. Ci sono anche altre soluzioni, ad esempio Brescianini”.

Il ct e il concetto di fratellanza

La domanda tecnica inevitabile arriva dalla stampa israeliana: dopo l’Europeo vinto nel 2021, la Nazionale ha avuto una netta flessione di rendimento, col Mondiale mancato e l’uscita precoce dall’Europeo tedesco: “Sento discorsi contrastanti su di noi, allora parto dal mio pensiero, che è questo: l’Italia, qualunque sia il momento che attraversa, avrà sempre venti giocatori forti. Magari bisogna essere bravi a capire i momenti e magari in questo specifico non abbiamo il purosangue tecnico, il Baggio, il Totti, il Del Piero. Però abbiamo tanti che sanno adattarsi, sacrificarsi, sanno essere squadra. Anzi, a Parigi più che squadra siamo stati qualcosa in più: siamo stati fratelli, che poi è la chiave per la soluzione a qualsiasi difficoltà. Aiutare il compagno, essere sempre disposti al sacrificio”.

La nazionale israeliana e il pensiero della guerra

Era già capitato l’anno scorso con l’Ucraina: la Nazionale affronta i giocatori di un Paese in guerra, i cui pensieri inevitabilmente non vanno solo al calcio, che in queste circostanze ha un ruolo particolarmente difficile da valutare: “Vale sempre un po’ lo stesso discorso fatto con l’Ucraina. I giocatori israeliani saranno determinati a fare vedere il loro problema le loro difficoltà, mettendo il doppio dell’impegno”.

Tonali il figliol prodigo

Il ct ha riaccolto un titolare, un pilastro della squadra e lo dice senza mezzi termini: “Eravamo tutti a braccia aperte ad accoglierlo, perché per noi è importante, date le sue qualità. Abbiamo ritrovato un Tonali nuovo, voglioso di fare vedere le sue qualità. Lui sa aiutare tutti in campo perché sa fare tutto e nello spogliatoio è benvoluto da tutti: è un ritorno prezioso”.

Spalletti e la squadra di lotta

“Quando ho iniziato questo mestiere, ho pensato che le soluzioni le avrei trovare sempre nella qualità dei giocatori e della squadra. Poi spesso mi sono trovato con professionisti che hanno saputo lottare, oltre a mettere in campo la loro qualità. C’era bisogno, in questo momento, di ritrovare corsa e spirito di squadra. In Francia ho visto tante di queste cose. Quello che mi hanno fatto vedere i giocatori è anche la capacità di lottare, che è la scappatoia alla mancanza di qualche campione che abbiamo avuto in altri tempi. Dopo l’Europeo abbiamo studiato i problemi, ho provato a ragionarci e ho modificato delle cose. Ho visto subito un gruppo molto coeso e compatto. Probabilmente la differenza nella qualità degli allenamenti l’ha fatta anche il numero ristretto dei convocati”.

Spalletti e l’Italia

“Serve sempre un mix, per mettere in campo tutti qualità differenti, adattandosi tutti a fare un po’ tutto. A Parigi abbiamo messo in campo tante scuole diverse: l’uno contro uno a tutto campo, a volte il blocco squadra abbassato che aveva contraddistinto per tanto tempo il calcio italiano, in altri momenti il possesso palla e la gestione della partita come certe squadre estranee alla nostra tradizione, a volte ancora lo sfruttamento della fisicità delle punte, come l’Inghilterra”. La sintesi è chiara: “Il mix tra scuola italiana, spagnola, inglese. La Francia ha avuto un possesso palla del 53 %, noi del 47%: in casa loro è una bella percentuale. Il primo gol è nato da un’azione condotta da una parte all’altra del campo, con una qualità assoluta. Abbiamo giocato all’italiana? Mi pare che abbiamo fatto molto di più. La squadra ha fatto due gol manovrati da dietro e uno recuperando palla a metà campo, nessuno in contropiede puro. La precisione di Retegui nell’assist a Frattesi è stata straordinari, si sono viste giocate di grande qualità. Abbiamo fatto vedere di essere tutti un po’ di sangue misto tecnico. E nessuno ha delegato ad altri le chiusure. Ripeto: ho visto una squadra di fratelli. Questo dato di fatto è importantissimo. Israele ci darà spazio e il centrocampo di qualità dovrà tenere gli avversari a ridosso della loro area.

Ricci sogna la seconda da titolare

Il torinista Samuele Ricci è stato la bella sorpresa della serata di Parigi, al debutto da titolare. Ha giocato da regista (“da piccolo guardavo tanto Pirlo, mi affascinava”) con la stessa naturalezza con cui a Empoli esordì diciottenne in prima squadra senza più uscirne. “Che mi aspettassi un exploit di squadra di questo tipo non posso dirlo, però si vedeva l’unità del gruppo. In partita, con la Francia, abbiamo in fondo riprodotto quello che avevamo preparato in allenamento, in un ambiente bellissimo e con grande coesione tra noi. Personalmente mi può avere aiutato giocare accanto a Tonali, lui rende tutte le cose più facili. Se Spalletti mi metterà di nuovo in campo, sarò prontissimo”. Sottovalutare Israele, spiega, sarebbe un errore: “Non possiamo sprecare quello che abbiamo fatto a Parigi, perciò dobbiamo restare concentrati”. Ricci ha un solo cruccio: i suoi genitori, in vacanza in Corsica, non lo hanno visto dal vivo: “È stata la prima volta, da quando sono piccolo. Ma mi hanno visto in tivù, in mezzo ai tifosi francesi, e alla fine mi hanno telefonato contentissimi”.

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