“M…., stiamo andando in Bundesliga”, recitava uno striscione dei tifosi dell’Union Berlino quando si stava affacciando la possibilità, poi puntualmente verificatasi, di andare a giocare il campionato con le grandi del calcio tedesco. Anche se può sembrare un controsenso, è un dilemma reale per le squadre più alternative di Germania, costrette a fare i conti – nel senso stretto del termine – con il livello diverso della nuova realtà. L’Union ha trovato una propria stabilità, anche se l’ebrezza della Champions dello scorso anno per poco si è trasformata nel boomerang della retrocessione in Zweite. Ora tocca all’altro club alternativo per eccellenza, il Sankt Pauli, convivere con le problematiche della Bundesliga.
I problemi del salto in Bundesliga
Non si tratta, come avvenne per l’Union, di una prima volta tra le big, ma di un ritorno dopo una dozzina d’anni. Inoltre, dati alla mano, se il campionato venisse chiuso all’istante – sono passate sei giornate – il Sankt Pauli eviterebbe la gogna del play out per lo straccio di un gol nella differenza reti con l’Hoffenheim. La squadra però denota problemi. Certo, c’è stato un cambio in panchina: dal giovane favoloso Huerzeler (immediatamente rapito dalle sirene inglesi, è al Brighton) al navigato Blessin, l’ex Genoa, che ancora non ha proposto il calcio frizzante a cui i tifosi erano abituati. Però è anche vero che in più di una occasione ha giocato lo stesso undici dello scorso anno, ma contro avversari di altra caratura…
L’idea di vendere metà stadio ai tifosi
Quindi occorre un salto di qualità, anche a livello economico. Il club non accetta entrate commerciali da società di gioco d’azzardo o di criptovaluta. Questo ne preserva un certo tipo di identità, ma ovviamente ne limita gli introiti. Per questo che la seconda squadra di Amburgo, almeno come storia (ma il blasonato Hsv sono anni che vive in cadetteria), si rivolge ancora una volta al porto più sicuro, quello popolato dai propri tifosi. Il club vuole dar loro la possibilità di partecipare al controllo dello stadio Millerntor vendendo delle quote di partecipazione: la missione è raccogliere 30 milioni di euro, la metà del valore stimato dell’impianto. Soldi da utilizzare per saldare debiti contratti anche durante la pandemia e nel contempo da reinvestire nelle infrastrutture per il miglioramento del livello tecnico generale. Ogni azione costerà 850 euro, e anche chi ne comprerà di più avrà comunque un solo diritto di voto.
Un’idea nata pensando ai Green Bay Packers
“E’ da anni che pensiamo alla possibilità di una cooperativa sul modello dei Green Bay Packers (la franchigia di Foootball Nfl basata sull’azionariato popolare, ndr) – ha dichiarato Oke Gottlich, presidente del club dal 2014 –. Abbiamo pensato a quale dei nostri asset potesse essere compatibile a un discorso del genere e abbiamo individuato lo stadio”. Dunque un nuovo capitolo della simbiosi tra St.Pauli e i propri tifosi sta dunque per essere scritto. Bisognerà vedere se basterà per restare in pianta stabile in Bundesliga.