«Perché non posso entrare nello stadio che porta il nome di mio padre?». Così parlò Dalma Nerea Maradona prima della cerimonia di “Per Sempre Diego”, la quarta edizione del premio internazionale dedicato alla memoria dell’ex Pibe de Oro, che si è svolto sulla MscWorld Europe.
Accuse pesanti considerando quanto conti tuttora Maradona per il Napoli. Il club di De Laurentiis ha deciso di non replicare direttamente, ma lo stadio di Fuorigrotta non è off limits per Dalma Maradona: basta una telefonata e la tribuna d’onore è a sua disposizione per qualsiasi partita del Napoli cui lei voglia assistere. Il discorso ovviamente riguarda l’ex moglie Claudia Villafane, Gianinna, ma anche Diego junior (che ieri ha firmato come allenatore dell’Ud Ibarra, squadra della terza divisione spagnola), Jana e Diego Fernando, tutti eredi legittimi del Diez.
Le porte dell’impianto di Fuorigrotta – che dal 25 novembre 2020, la data della scomparsa di Maradona, ha cambiato nome per decisione popolare – saranno sempre spalancate. È inutile pure scegliere il match, l’invito per i Maradona vale sempre.
A cosa si riferisce allora Dalma? La primogenita di Maradona e Claudia Villafane – che è stata a Fuorigrotta per Napoli-Sampdoria, la partita della festa scudetto assieme a Gianinna, ospiti di Giovanni Simeone – non ha ancora dimenticato il no del club e del Comune all’ingresso delle telecamere nello stadio per il suo documentario “La Hija de Dios”, girato nel dicembre 2021.
“Credo che i problemi siano cominciati – ha spiegato Dalma – quando il Napoli produsse la maglia con il volto di mio padre. Ci complimentammo per l’iniziativa, ma chiedemmo dei soldi che avremmo destinato in beneficenza. Ma De Laurentiis disse no».
Il motivo del dissidio va, dunque, ricercato nella gestione dei diritti d’immagine del Diez. Il Napoli creò una maglia col volto stilizzato del campione argentino (l’impronta realizzata dall’artista Giuseppe Klain) nella stagione 2021-2022 sottoscrivendo un contratto con Stefano Ceci, amico e manager del campione argentino, che gli eredi di Maradona hanno provato a bloccare con una doppia azione legale.
L’accordo è stato poi ritenuto valido in sede civile ed è stata archiviata la denuncia di truffa aggravata in sede penale. Il contenzioso tra Ceci e gli eredi prosegue in Argentina e se dovesse essere riconosciuta la legittimità degli eredi sullo sfruttamento dei diritti d’immagine, il club azzurro non avrebbe alcun problema a cambiare interlocutore, ma al momento la gestione è di Ceci.
L’altro motivo di frizione è più recente e riguarda “Diego Vive”, il parco tematico aperto a fine maggio a Bagnoli, un percorso interattivo sulla carriera di Maradona in cui non è stato possibile ammirarlo con la maglia del Napoli: le parti hanno cercato un accordo sui diritti d’immagine di Diego nel periodo 1984-1991 (che appartengono al club azzurro per quanto riguarda la parte sportiva) senza trovare un’intesa.
Ma i rapporti personali procedono ovviamente su un altro binario e da parte della società di De Laurentiis non c’è alcuna preclusione nei confronti della famiglia di Diego Maradona – anche per eventuali iniziative di beneficenza, da sempre un punto forte della gestione De Laurentiis – che resta l’icona più grande del Napoli in tutto il mondo. El Diez ha scritto pagine indelebili di storia vincendo da capitano i primi due scudetti e lo stadio che porta il suo nome non potrà mai essere vietato ad un Maradona.