Dogliani (Cuneo) – Stefano De Martino, star televisiva e napoletano di razza, l’altra sera era al Maradona, trepidante a bordo campo come tutti. Quando il fatto si è compiuto ha improvvisato il coordinamento di artisti per la festa finale. È durata fino alle tre di notte, o almeno a quel punto è dovuto rientrare. Ieri era a Dogliani sul palco del Festival della Tv.
Grado di felicità?«Altissimo, non so se può capire. Lei è tifoso?».
La smetta subito.«E francamente posso immaginare gli interisti».
Non può e non si permetta. Gli interisti sono tristi soprattutto per i bambini di Napoli. Babbo Natale a questo punto non si farà vedere per almeno cinque anni, tutto quello che aveva lo ha regalato in questa occasione.«Che dirle. Lo scudetto però è un bellissimo giocattolo, gli scugnizzi sanno come farselo bastare a lungo».
Continuiamo così?«Perché no?».
L’interista non ce l’ha con voi, ce l’ha col Bologna. Recupero di Bologna-Napoli, Castro si mangia l’impossibile. Recupero di Bologna -Inter, Orsolini va in missione per conto di Dio. Lo scudetto si decide lì.«Sa che forse è merito di Lucio Dalla? Bolognese e con tutta quella Napoli dentro, è stata una cosa ispirata dall’alto».
Dalla però sarebbe anche quello di Milano vicino all’Europa.«E quindi magari significa che tra qualche giorno…».
Non ci provi. Lo scudetto è un miracolo?«Il miracolo è nel ritornare qui dopo due anni. Avevamo vinto il terzo e sapevamo che succede ogni trent’anni. Mi ero messo tranquillo. E adesso scopro che è successo ventisette anni prima del previsto. Comunque ho sempre abbinato nel pensiero la partita alla Messa. La domenica, la fede. In quel senso è un miracolo».
Lei che tifoso è?«Magari non sono molto appassionato di tattiche o questioni tecniche. Ma in qualunque posto del mondo mi trovi, guardo la partita del Napoli. Quest’anno è successo anche di dover rimediare con la sola radio. Ho ritrovato una dimensione dimenticata. E poi c’era Francesco Repice».
Ha parlato con Antonio Conte alla fine?«Si. Lui resta. Fino alle vacanze resta, le fa a Capri, poi se ne parla».
Scherza?«Si».
Com’è stata la festa?«Mi restano impressi Toni Servillo, impassibile, fumava la pipa e osservava. Era Jep Gambardella in pieno. Silvio Orlando invece scatenato, e con la maglietta del Napoli sotto la camicia».
I giocatori si sono lasciati andare a cori per il laziale Pedro.«Comprensibile, no? I risultati alla fine dipendono da un sacco di cose».
Inspiegabile che si siano dimenticati di Arnautovic che si divora il gol scudetto.«Non credo, ce l’avranno nel cuore come ce l’ho nel cuore io».
Ma quella con l’Inter che rivalità è?«Non mi pare che ci sia niente di storico o di scomposto. La rivalità nasce dalla classifica in un dato momento del campionato. Personalmente non dimentico che l’Inter è una squadra con grande tradizione di giocatori argentini, per esempio. Questo semmai ci accomuna».
Altri momenti intensi di festeggiamenti?«Non mi tolgo dalla mente Tommaso Starace, il collaboratore famoso perché fa il caffè alla squadra. Lo faceva a Maradona, li ha visti passare tutti, ha un atteggiamento oltre il paterno coi giocatori. C’era da commuoversi l’altra sera a vederlo accoglierli al rientro in panchina, la giacca della tuta sulle spalle. È una figura incredibile. Un personaggio cinematografico».
Sabato prossimo Affari Tuoi va in onda…«Guarderò la finale di Champions e farò il tifo per gli italiani».
Tipo Donnarumma.«Ma no, è giusto che se una squadra italiana è in finale tutti speriamo che…»
La smetta subito di nuovo.«Se poi dovesse vincere il Psg con un gol di Kvara, beh…».