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Stefano Fiore: ”Conte allenava già in campo, ma Inzaghi conosceva tutti i giocatori”

Intervista all’ex centrocampista, che parla degli ex compagni e della volata scudetto tra Napoli e Inter. Sul quarto posto: “Juve favorita, dipende solo da se stessa”. Tanti aneddoti: ”Zoff un secondo padre, con Ranieri rapporto travagliato”

”La Juventus è la favorita per il quarto posto. Ha un calendario più agevole rispetto a Lazio e Roma: l’Udinese ha un po’ tirato i remi in barca e contro il Venezia, anche se si deve salvare, i bianconeri non possono fallire”. Stefano Fiore vede la Juve favorita per l’ultimo posto per la Champions League in una lotta che, a 180 minuti dalla fine del campionato, vede le squadre di Tudor, Baroni e Ranieri, oltre al Bologna di Italiano, separate da appena due punti.

Fiore: ”Lazio, ottimo lavoro di Baroni”

Il duello tra Lazio e Juventus riporta ad una celebre sfida tra le due squadre in cui Fiore, 50 anni lo scorso 17 aprile, fu autentico protagonista. Parliamo della finale di Coppa Italia della stagione 2003/04 (si giocava ancora con la formula andata/ritorno), in cui l’ex centrocampista segnò una doppietta nel 2-0 dell’Olimpico e siglò il definitivo 2-2 al Delle Alpi, consegnando di fatto il trofeo ai biancocelesti di Roberto Mancini. ”Uno dei ricordi più belli ed emozionanti della mia esperienza nella capitale – le parole di Fiore, che fece altri tre gol nella doppia semifinale contro il Milan, chiudendo come capocannoniere di quella edizione -. Ci sono tanti momenti nella carriera di un calciatore, ma i trofei sono quelli che più ti ripagano e quella vittoria fu veramente speciale”. Stefano parla poi della stagione dei biancocelesti, guardando il bicchiere mezzo pieno: ”A prescindere dal piazzamento finale, bisogna riconoscere che Baroni ha fatto un ottimo lavoro, nella prima parte delle stagione ha incantato tutti. In pochi, ad inizio campionato, avevano pronosticato la Lazio lassù: giocarsi fino in fondo la Champions contro squadre più forti è un merito, conquistare il quarto posto sarebbe qualcosa di incredibile. È vero che c’è il grande rammarico di non aver passato il turno in Europa League contro il Bodo/Glimt perché era un avversario alla portata, ma il cammino nella prima fase era stato brillante e questo aspetto non si può non considerarlo”.

Il duello scudetto tra Napoli e Inter

Dalla lotta Champions a quella per lo scudetto: Napoli e Inter sono separate da un solo punto e le ultime due partite saranno decisive. ”Tutto è ancora nelle mani dei partenopei – commenta Fiore -, che sono stati bravi a rimanere vicini ai nerazzurri e a sfruttare i loro passi falsi. Continuo a pensare che da qualche anno l’Inter sia la squadra più forte e sinceramente non mi aspettavo che potesse perdere il comando della classifica”. Conte e Inzaghi sono stati entrambi ex compagni di Stefano, il primo nell’Europeo del 2000, il secondo ai tempi della Lazio. Fiore racconta qualche aneddoto: ”Antonio già da calciatore era un allenatore in campo, non avevo dubbi che sarebbe diventato un vincente. Simone invece aveva una grande conoscenza di tutti i giocatori, anche lui è diventato un grande tecnico. Quest’anno c’è stato un po’ un gioco delle parti: nessuno si è voluto prendere la responsabilità di dire di avere la squadra più forte, perché poi hai tutto da perdere. Spero che possano vincere un trofeo quest’anno, così saranno entrambi contenti”. E sulla finale di Champions dell’Inter contro il Psg: ”Essere arrivati in fondo per la seconda volta in tre anni è un grandissimo risultato. Il Paris è molto forte, sarà una partita tosta, penso che loro abbiano un leggerissimo vantaggio: direi 51-49%”.

”Zoff un secondo padre, sfortunato con Ranieri”

Fiore ha avuto la fortuna di avere tanti ottimi allenatori nella propria carriera. Qual è stato quello con cui ha avuto il miglior feeling? ”Fare un nome è difficile perché escluderei quelli che hanno contribuito a farmi crescere e migliorare, però mi fa piacere citare Dino Zoff, che per me è stato un secondo padre e che mi ha fatto esordire in Nazionale”. Non è andata per il meglio, invece, l’esperienza con Claudio Ranieri nel Valencia, dove Fiore si trasferì nell’estate 2004 lasciando la Lazio: ”Fu un rapporto abbastanza travagliato perché entrambi non abbiamo vissuto la miglior esperienza professionale. Il suo progetto tecnico era ambizioso, ma è tramontato ancor prima di nascere: probabilmente fu sbagliato inserire nuovi giocatori, tra cui quattro italiani (arrivarono anche Di Vaio, Corradi e Moretti), in un contesto collaudato e in una squadra che aveva appena vinto Liga e Coppa Uefa con Rafa Benitez. Tranne Di Vaio che fece benissimo, vivemmo tutti un’annata complicata. Rimane comunque il ricordo, anche se strettamente statistico perché non scesi in campo, della conquista della Supercoppa Europea contro il Porto”. Tornando a Ranieri: ”Non sono stato fortunato a trovarlo nell’anno giusto, ma è un allenatore straordinario. Il suo futuro? È una persona saggia e perbene quindi se ha detto che lascerà la Roma, penso sarà così, ma sono sicuro che farà bene anche in un altro ruolo con i giallorossi”.

Parma e Udinese

Dando uno sguardo alla carriera di Fiore, due tappe fondamentali a cavallo tra fine anni ’90 e inizio ’00 furono le esperienze a Parma (dove nel ’99 vinse Coppa Italia e Coppa Uefa) e Udine, grazie alle quali esordì in Nazionale. ”Sono due piazze che, per motivi diversi, mi porto nel cuore. Parma è stata la mia seconda casa, ho debuttato in Serie A e ho vinto trofei importanti. Andare all’Udinese poteva essere considerato un passo indietro, invece ne sono stati due in avanti perché grazie ai bianconeri ho vissuto l’Europeo del 2000 e sono cresciuto sia come giocatore che come uomo. Quest’anno la stagione dei friulani è stata molto positiva, si sono salvati agevolmente e hanno lanciato tanti giocatori interessanti. I ducali stanno lottando e gli auguro di rimanere in A perché la proprietà ha investito con coraggio sui giovani e queste strategie vanno premiate”.

Cosenza e futuro

Battuta finale sul proprio futuro. Fiore ha iniziato e chiuso la propria carriera con il Cosenza (città dove è nato), in cui ha mosso i primi passi anche da dirigente dopo aver appeso gli scarpini al chiodo. Negli ultimi anni ha poi collaborato con Massimo Oddo sulle panchine di Perugia, Pescara e Spal. ”Sono molto legato al Cosenza, mi dispiace tanto per questa retrocessione in C perché la piazza merita di più. Non so che tipo di programmazione abbia la società, io ho sempre detto che qualora ci fosse un progetto serio, indipendentemente dall’ambizione, la mia disponibilità c’è sempre”.

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