Il portiere (un grande portiere) con il cognome da codice fiscale se ne va. Rescissione, che brutta parola, a volte necessaria come un intervento chirurgico, però sa comunque ti taglio netto, di cesura, e un po’ di forzatura. Ma Wojciech Szczesny sapeva che questo momento doveva arrivare, e proprio questo momento è entrato a far parte del suo repertorio: non di parate, ma di parole. Perché il calcio italiano, e in particolare il mondo bianconero, di lui ricorderà anche la capacità sincera di dire sempre quello che pensa. Pure troppo. Battute come uscite sui piedi dell’avversario, frasi come respinte di pugno, e quando si esce di pugno non si guarda tanto chi c’è davanti.
Szczesny, l’erede di Buffon alla Juventus
Un uomo speciale, il codice fiscale: altrimenti, un giorno non avrebbe mandato Gigi Buffon in panchina. L’antologia può cominciare proprio da una frase che Szczesny detto “Tec” (o “Tek”) dedicò proprio al leggendario compagno, quando un tifoso della Juventus gli si avvicinò con addosso la divisa di Gigi: “Bella maglia, però non è la mia, quindi…”. Argomento molto caldo, anche senza scherzare: “Non farò come Buffon. Se una società che ti ha dato tanto ti chiede di risolvere il contratto, bisogna aiutarla”. “È sempre la Juventus a sceglierti e non viceversa”.
Sczcesny e il contratto con la Juventus
Sul contratto in scadenza, e poi scaduto, qualche perla. “Noi giocatori possiamo firmare contratti di dieci anni, e magari il giorno dopo ti fanno fuori”. “Per me la lealtà è molto, molto importante, ma se una società che ti ha dato tanto ti fa capire che serve la tua cessione, allora vado via”. “Però devo pensare quattro volte per non dire troppo”.
Sczcesny e il botta e risposta con Allegri
Dire troppo, o forse dire il giusto, il necessario. Ad esempio, sul gioco non sempre indimenticabile della Juve. Dopo la vittoria contro la Roma, il polacco disse: “Per sognare lo scudetto, bisogna migliorare. Non è che possiamo metterci a fare il tiki taka per ottanta minuti, non è una nostra caratteristica, però il gioco lo dobbiamo migliorare e non è che oggi siamo tanto pronti a farlo”. E dopo la delusione contro il Siviglia: “Ci siamo abbassati troppo, è un atteggiamento negativo”. Allegri, punto sul vivo, rispose: “Tek non conosce troppo bene l’italiano, può essere frainteso, e comunque a caldo dopo le partite bisognerebbe sempre stare zitti”.
L’onestà di Szczesny
Non rimase zitto, il polacco, neppure dopo la vittoria non facile contro la Fiorentina, 1-0 senza brillare. Ai cronisti che gli chiedevano se la Juve avesse avuto momenti difficili, lui rispose: “Sì, momenti difficili per circa 89 minuti”. Non restò zitto neppure quando la Juve venne sconfitta dalla Lazio: “Il momento che stiamo vivendo è ai limiti dell’imbarazzante”.
Szczesny e il rapporto con la pressione
Critico, ma anche autocritico e ironico. “Cosa servirebbe per migliorare la Juve? Un portiere più forte, e Barzagli nel braccetto di destra”. A un tifoso che gli rivelò di averlo preso per il Fantacalcio, Szczesny replicò con un sorriso: “No, che errore! Dovevi scegliere un portiere forte, un portiere che para!”. E poi, quella specie di epigrafe: “Troppa pressione? Se senti troppa pressione, devi giocare a calcetto con gli amici e non nella Juventus”. Un tema che Tek avverte molto, a livello personale: “Non è che io sia bravo a gestire la pressione, è che proprio non la sento”.
Szczesny e la scommessa con Messi sul rigore
Bravissimo in tutto, il polacco, compresi i rigori: “Pararli è la cosa che mi diverte di più, è il tipo di cose che sogno”. Con una divertente rivelazione dopo il penalty parato a Messi, contro l’Argentina: “Avevo scommesso 100 euro con Leo sul fatto che l’arbitro non lo avrebbe concesso, ma Messi cosa se ne fa di 100 euro?”. Il denaro, altro tema interessante: “Nella mia vita ho già guadagnato un sacco di soldi per andare a giocare in Arabia. È la mia famiglia ad avere più bisogno del mio tempo, adesso”. “E poi non credo di poter giocare in un altro club in Europa”.
Szczesny leader dello spogliatoio
Wojciech Szczesny è stato molto amato anche dai compagni di squadra, che in lui hanno sempre visto un leader vero e sincero. Ecco cosa disse il polacco ai tempi della Roma: “Ho sempre stimato tantissimo Totti, soprattutto per come è stato trattato come uomo”. A proposito di cose che finiscono, e di chi le fa finire (il tempo che passa, ma non solo).