Nell’ambito di un’inchiesta della Dda milanese, la Guardia di Finanza ha, di fatto, smantellato un traffico illegale di sostanze stupefacenti che, dal 2019 al 2021, avrebbero introdotto in Lombardia oltre sei tonnellate di hashish e marijuana.
Tra i 42 arrestati spicca il nome di Rosario D’Onofrio, Procuratore Capo dell’Associazione Italiana Arbitri. Il nome di D’Onofrio è, obbiettivamente pesante, proprio per il ruolo che ricopriva in Aia: gli incarichi del Procuratore Capo Nazionale, infatti, sono estremamente delicati, deve infatti supervisionare il comportamento degli arbitri stessi e di tutti i componenti dell’associazione circa infrazioni commesse, dichiarazioni improprie a mezzo stampa e social, dichiarazioni non conformi ai principi della lealtà sportiva e infrazioni circa i doveri imprescindibili degli arbitri.
A tal proposito l’Aia accolta la notizia ha immediatamente diramato un comunicato nel quale, il Presidente Alfredo Trentalange, avrebbe, senza addurre alcuna motivazione ufficiale, annunciato le dimissioni di D’Onofrio. Ecco il comunicato: “I vertici dell’Aia hanno appreso con stupore e sgomento la notizia. Già oggi in Comitato nazionale, il presidente Trentalange avrebbe annunciato le dimissioni di D’Onofrio, senza entrare nel merito delle motivazioni. D’Onofrio era stato scelto per la guida della Procura arbitrale con la nuova gestione e lo scorso 28 ottobre era stato deferito dalla Procura Figc, guidata da Chinè, per la mancata apertura di un formale procedimento disciplinare dopo la denuncia dell’ex assistente di A Avalos che contestava l’attribuzione di diversi voti. Tra D’Onofrio e Avalos ci sarebbero stati alcuni contatti telefonici. Una vicenda che aveva destato qualche malumore nell’Aia, ma che per la Procura Figc non poteva non essere portata avanti”