Questo sito contribuisce alla audience di
 

Thiago Motta, è il punto più basso. Juve senza idee, e i punti persi incidono anche sul bilancio

Il tecnico, apparso in confusione anche dopo la gara persa con il Benfica (a Sky ha iniziato a parlare spagnolo…) è nel mirino social dei tifosi e la sua posizione non appare granché solida

Torino – Il punto più basso della gestione Motta genera dubbi e preoccupazione in casa Juventus. Il ko contro il Benfica, il secondo in Champions League dopo quello con lo Stoccarda sempre davanti al pubblico dell’Allianz Stadium, ha fatto deflagrare l’ambiente bianconero. Al fischio finale dell’arbitro Kovacs sono seguiti i sonori fischi del pubblico bianconero, sfibrato da prestazioni al di sotto delle aspettative e da un progetto che stenta a decollare. La seconda sconfitta consecutiva ha messo a nudo tutte le lacune della rosa, specialmente dal punto di vista mentale: dopo il ko di Napoli la squadra non è riuscita a rialzarsi, anzi. A rendere il tutto ancora più complicato ci ha pensato l’infortunio di Kalulu (lesione di basso grado del tendine del muscolo semimembranoso della coscia destra, stop di almeno tre settimane), che ha ridotto a uno solo, Gatti, il numero di centrali difensivi a disposizione: errori in campo ma anche fuori in fase di costruzione della rosa, resi ancora più gravi dalla sfortuna che, se non è la principale colpevole, ha sicuramente un suo ruolo. Non sufficiente, però, a giustificare un tale percorso tra Italia ed Europa.

Un passo indietro dopo l’altro per il progetto Motta

Se l’inizio di stagione era stato incoraggiante, il progetto affidato a Thiago Motta si è via via sbriciolato. Prima i tanti pareggi che hanno zavorrato la marcia in Italia e in Champions League, con evidenti conseguenze dal punto di vista economico: tre pareggi e due sconfitte in Europa che, trasformati in “vil denaro”, sono costati 13,5 milioni al club di introiti mancati. Un budget che avrebbe permesso di vivere il mercato senza attendere l’eventuale cessione di Cambiaso al City per rafforzare la difesa con un centrale affidabile. Va sottolineato che anche inserendo un nuovo difensore, come accaduto con Renato Veiga e il terzino Alberto Costa, questo non avrebbe potuto giocare in Champions, visto che la lista può essere ripresentata soltanto al termine della prima fase. Tuttavia, avendo un’opzione in più da inizio gennaio, forse oggi Gatti non sarebbe sfinito e sfibrato e Kalulu, dopo gli infortuni di Bremer e Cabal, non avrebbe infilato 19 partite consecutive senza rifiatare un solo minuto. Evitando magari il ko muscolare che rischia di far vacillare ulteriormente il progetto.

I fischi dell’Allianz Stadium

La prestazione contro il Benfica è stata l’ennesimo esercizio di stile fine a sé stesso. La Juventus ha dominato per possesso palla (67%), per passaggi (621 contro 314) e precisione nei passaggi (89%-76%). Eppure, oggi il Benfica si gode una giornata di tregua dal periodo complicato che stava vivendo, mentre l’ambiente bianconero è una pentola a pressione pronta a esplodere. Anzi, il fischio è già arrivato: ieri sera i tifosi hanno espresso tutto il loro disappunto a metà e a fine partita, e oggi l’hashtag #mottaout ha fatto la sua comparsa sui social. I tifosi hanno perso la fiducia e i calciatori la bussola: le scelte del tecnico sono a volte incomprensibili e hanno conseguenze evidenti in campo e nello spogliatoio.

La fascia di capitano ballerina

Contro il Benfica è stata assegnata la fascia da capitano al settimo calciatore diverso, McKennie: quella che può sembrare una scelta inclusiva, in realtà pare essere controproducente in una società dall’anima conservatrice, almeno in campo, come la Juventus. Mancano i leader in campo e questo si è visto nettamente nelle ultime partite: Gatti è smarrito dopo esser stato un punto di riferimento, Locatelli è stato costretto a giocare difensore centrale naufragando insieme alla squadra, Weah e McKennie sono stati trasformati in terzini aprendo strada alle scorribande sulle corsie dei portoghesi, con l’ex Di Maria ficcante e decisivo. Segnali di un disagio evidente e di un progetto che al momento manca di fondamenta solide, necessarie per restare in piedi nella piazza più esigente del calcio italiano.

Il futuro sul mercato e il dilemma Vlahovic

Partendo dal presupposto che le decisioni del tecnico devono essere rispettate, qualche dubbio sulla gestione di Vlahovic emerge. Il centravanti serbo è ormai un giocatore involuto, già fragile dal punto di vista mentale ma oggi sfiduciato e incapace di vedere la luce in fondo al tunnel. Dopo averlo fatto accomodare in panchina per tre partite, ieri il serbo ha provato a mettere quantomeno la voglia, anche se è sembrato più animato dal nervosismo che dal fuoco sacro della rivalsa. Scattoso, mai sereno, nervoso: Vlahovic è un caso nonostante le parole di Motta. Un pensiero condiviso anche dal calciatore stesso, che non rinnoverà il contratto preparandosi a un’estate torrida: negli ultimi mesi ha rifiutato alcune offerte arrivate che avrebbero fatto felice la Juventus. Oggi la confusione regna sovrana e il mercato rischia di portare via uno dei migliori giocatori della stagione, Cambiaso: in flessione nelle ultime partite, l’esterno potrebbe rappresentare la cessione in grado di alimentare il mercato in entrata. Ma in questo momento aggiungere nuovi giocatori, per quanto necessario in difesa, non sembra la soluzione migliore. È necessario fare chiarezza, prima di tutto in campo, far giocare i calciatori nel ruolo in cui si esprimono meglio, ridare solidità e tagliare i rami secchi. Confusione che, ieri sera, ha avuto nelle interviste di Motta alle tv il suo manifesto: intervistato da Sky, ha iniziato a parlare in spagnolo. Un errore dovuto alla pressione e alle tante interviste concesse dopo il ko, ma che spiega molto bene la Babele bianconera.

Segui tutte le ultime notizie di sport

Next Post

Tempi stretti per Cambiaso-City? Le prospettive e gli effetti sul mercato della Juve

Gio Gen 30 , 2025
Tempi stretti per Cambiaso-City? Le prospettive e gli effetti sul mercato della Juve

Da leggere

P